Nascita e Morte
Fu così che, nel 1118, nove nobili cavalieri di Francia, capitanati da Hugues de Payns, vassallo del Conte di Champagne, e da Geoffroy de Saint-Omer, crearono, su sollecitazione di Bernardo, abate di Clairvaux e riformatore dell'Ordine monacale dei Cistercensi, un ordine religioso-militare, i Poveri Cavalieri di Cristo, con lo scopo di proteggere i pellegrini che si recavano in Terra Santa. Baldovino I, Re Latino di Gerusalemme, li ospitò nell'ala orientale del suo palazzo che sorgeva sulle rovine del Tempio di Gerusalemme. Da ciò gli appartenenti all'ordine presero il nome di Templari. Per nove anni questi cavalieri vissero in Terrasanta, facendo voto di povertà, come dimostrava il loro sigillo, recante due cavalieri in groppa ad un solo cavallo, per simboleggiare non solo lo spirito di fratellanza e la duplice natura (religiosa e militare) dell'Ordine, ma anche per evidenziare una penuria di mezzi che inizialmente impediva loro di avere una sella per ciascuno. Immediatamente dopo il rientro in Francia dei nove cavalieri, il Concilio di Troyes (1128) riconobbe ufficialmente l'Ordine del Tempio e ne sancì le regole. Di questo Concilio Bernardo fu l'ispiratore. In un trattato da lui scritto, denominato In lode della Nuova Cavalleria, egli proclamava che i Templari erano considerati come l'esaltazione e l'apoteosi dei valori cristiani. Essi, infatti, erano chiamati ad unire la disciplina austera del chiostro ad uno zelo marziale fanatico. Fu lo stesso Bernardo a redigere la regola cui avrebbero obbedito i cavalieri, una regola ispirata a quella dei Cistercensi. Pur essendo laici, i Templari facevano voto di castità, obbedienza e povertà. Erano obbligati a tagliarsi i capelli ma non potevano tagliarsi la barba. Tutti i membri dell'Ordine erano obbligati a portare abiti e mantelli bianchi. Erano suddivisi in Cavalieri, Cappellani, Sergenti, Artigiani ed erano comandati da un Gran Maestro che dipendeva direttamente ed esclusivamente dal Papa. Nel 1139 fu emanata una Bolla pontificia in cui Innocenzo III affermava che i Templari non dovevano obbedienza a nessun potere temporale od ecclesiastico, eccetto il Papa. Nel 1146 l'Ordine adottò, come emblema da portare sulla veste e sul mantello bianco, la famosa croce patente rossa (croix pattée). Durante i due decenni successivi al Concilio di Troyes, i Templari ebbero un'espansione notevole e straordinariamente rapida. L'Ordine teneva preghiere e funzioni collettive nelle Chiese e negli ospizi costruiti in tutta Europa. Ma la loro funzione principale era quella di proteggere i pellegrini in Terrasanta e di difendere, assieme ad altri Ordini affini (come gli Ospitalieri), i cosidetti Regni latini d'Oltremare (Outremer), in particolare il Regno di Gerusalemme. Ben presto, tuttavia, divennero una delle società segrete più potenti d'Europa, circostanza questa che indusse il Re di Francia a sradicarli ed a sopprimerli due secoli dopo la loro fondazione. All'ordine, infatti, aderirono subito molti nobili, e i Templari divennero ben presto una potenza militare ed economica. In tutta Europa i figli cadetti delle famiglie nobili accorrevano nelle file dell'Ordine, e da ogni parte del mondo cristiano giungevano cospicue donazioni in denaro, beni e terre. Dieci anni dopo la loro fondazione i Templari possedevano ricche proprietà terriere in Francia, Scozia, Inghilterra, Fiandre, Spagna, Portogallo, Italia, Germania, Ungheria. Dopo la sconfitta di S. Giovanni d'Acri (1291), che segnò definitivamente la fine delle crociate (e dei regni latini d'oltremare), la loro principale occupazione divenne l'attività bancaria. Con la perdita del Santo Sepolcro, infatti, il loro ruolo di guerrieri era esaurito, ma furono di fatto l'unica organizzazione in grado di assicurare alle grandi famiglie dei Principati latini il trasferimento dei loro tesori in Occidente. Si trattò della prima e una delle più complesse esportazioni di capitali della storia. Sulle commissioni riscosse dai fruitori dell'operazione i Templari edificarono un sistema bancario di concezione moderna, inventando nuovi strumenti di credito, come l'assegno e il traveller's cheque. Il denaro depositato in una città, per esempio, poteva essere richiesto e depositato in un'altra, per mezzo di lettere cambiarie. Essi divennero, così, i più importanti cambiavalute dell'epoca, e il Presidio di Parigi diventò il centro della finanza europea. Il profitto che ne derivò fu tale da porre le basi per un potere economico smisurato. Fu così che i Templari accumularono immense ricchezze e una gran quantità di terreni, ed edificarono circa novemila castelli, chiese e edifici (caratterizzati spesso da una pianta circolare) in tutta l'Europa. Nessuno dei sovrani d'Europa, per gran parte indebitati con l'Ordine, poteva ormai prendere decisioni senza consultare i templari. Dopo la perdita della Terrasanta, inoltre, i Templari iniziarono a pensare di crearsi uno Stato tutto loro, per poter godere di un'autonomia simile a quella dei Cavalieri Teutonici. Quest'Ordine, nato un secolo prima in Germania sul modello di quello templare, aveva creato un principato indipendente (l'Ordenstaat) che abbracciava tutto il Baltico orientale, estendendosi dalla Prussia al golfo di Finlandia, fino ai paesi baltici. In tale regno i Cavalieri Teutonici godevano di sovranità incontrastata, liberi da ogni controllo secolare ed ecclesiastico. I Templari avevano sempre invidiato l'indipendenza dell'ordine confratello. Sognavano anche loro di fondare un loro Stato autonomo in territorio francese, precisamente in Linguadoca. L'immenso potere economico e politico acquisito dai Templari non era, tuttavia, gradito né all'impero né allo stesso papato. Fino ai primi anni del 1300, infatti, i Cavalieri avevano sempre operato senza interferenze papali, ma ben presto il Re di Francia Filippo IV (detto Filippo il Bello) fece cambiare la situazione. Nel 1303, a seguito di un editto papale che gli proibiva di tassare il clero, il re francese organizzò un agguato per catturare papa Bonifacio VIII, a lui ostile. Poco prima di pronunciare la scomunica contro il re, il papa venne aggredito e fatto prigioniero dai francesi nella sua residenza di Anagni (l'episodio passò alla storia con il nome di "schiaffo di Anagni"). Due giorni dopo il papa fu liberato, ma un mese più tardi egli morì in seguito ai maltrattamenti subiti. Il suo successore, Benedetto XI, morì in circostanze molto misteriose. Fu così che, nel 1305, il re ottenne l'elezione al soglio pontificio del suo candidato Bertrand de Goth, arcivescovo francese di Bordeaux, che prese il nome di Clemente V. Con il nuovo papa, a lui fedele e sottomesso, Filippo compilò una serie di accuse a carico dei Cavalieri Templari. Nel 1307, con la tacita connivenza del Papa, egli li accusò di eresia (i Templari avrebbero adorato un idolo chiamato Baphomet) e immoralità (avrebbero praticato apertamente la sodomia). Filippo pianificò abilmente le sue mosse. L'elenco dei capi d'accusa venne confermato da spie infiltrate nell'Ordine e dalle confessioni volontarie di un templare rinnegato. Nell'Atto emesso si leggeva testualmente che:
Il Re fece recapitare ordini segreti sigillati ai suoi siniscalchi in tutto il paese. Gli ordini dovevano essere aperti simultaneamente e subito eseguiti. All'alba di venerdì 13 ottobre dello stesso anno tutti i Templari di Francia vennero arrestati. Essi furono annientati nel giro di una notte, grazie ad un colpo di mano delle guardie regie, al comando del guardasigilli del Re, Guglielmo di Nogaret. Costoro, con un pretesto fiscale, s'introdussero nelle sedi del Tempio da un capo all'altro della Francia. Ciascun cavaliere si lasciò arrestare senza opporre resistenza, consapevole di poter fare affidamento sul potere dell'Ordine e sulla solidarietà dei confratelli. Molti cavalieri templari scomparvero, così, nei sotterranei dei più remoti castelli, dove la maggior parte di loro morì sotto tortura ("graduata", durante gli interrogatori, su sei livelli successivi) pur di non rivelare segreti nè ammettere accuse infamanti. Seguirono anni di persecuzione e di roghi. Testimoni pagati furono chiamati a deporre contro l'Ordine e i templari vennero accusati di pratiche ritenute disgustose, come la necromanzia, l'omossessualità, l'aborto e la magia nera. Fra il 1309 e il 1311, papa Clemente V li fece a sua volta sottoporre all'inquisizione. Di 90, ritenuti colpevoli di idolatria, eresia e sodomia, 36 morirono sotto tortura, continuando a professarsi innocenti. Gli altri 54 furono mandati al rogo. Nel 1312, in occasione del Concilio di Vienne, una bolla papale ratificò "con amarezza e tristezza" lo scioglimento e la soppressione dell'ordine ... Nel 1314, il Gran Maestro Jacques de Molay e altri cavalieri ritrattarono le loro confessioni in quanto estorte sotto tortura, e dichiararono la propria innocenza. In risposta, Filippo IV li condannò al rogo e fece confiscare i loro beni, che, stranamente, non trattenne per sè, ma assegnò all'Ordine degli Ospitalieri di S. Giovanni (gli attuali Cavalieri di Malta) e ad alcuni nobili francesi. Il 18 marzo del 1314, a Parigi, su una piccola isola in mezzo alla Senna, l'ultimo Gran Mestro dei Cavalieri Templari e gli altri dignitari vennero arsi sul rogo. Traditi dal Papa, sottoposti per anni ad indicibili tormenti, ridotti a larve, questi ultimi templari sopravvissuti andarono al rogo maledicendo il re Filippo, il Papa Clemente e il consigliere Nogaret, artefice ed esecutore dell'intera operazione. Costoro morirono tutti e tre nell'anno successivo ... Destino dell'Ordine La tragedia dei Templari di Francia non interruppe l'avventura storica di questi cavalieri. Gli adepti dell'Ordine sopravvissero clandestinamente, inserendosi in altri Ordini o società segrete. Al di fuori dei confini francesi, infatti, le reazioni al decreto papale furono varie. Nei Regni di Napoli e Sicilia ebbero luogo arresti e torture, ma la maggior parte dei templari riuscì a sopravvivere. Solo in Scozia e in Portogallo le accuse del Re francese e gli ordini del Papa vennero completamente ignorati. In Portogallo i templari vennero annessi all'Ordine neocostituito dei Cavalieri di Cristo. Segni del loro passaggio si ritrovano anche nelle compagnie iniziatiche più disparate, dai Rosacroce ai Fedeli d'amore, cui lo stesso Dante Alighieri probabilmente appartenne. Tracce dei Templari sono riscontrabili anche nei rituali massonici. Si ritiene che l'attuale massoneria di rito scozzese sia sorta dall'esodo in Scozia degli ultimi Templari superstiti, che qui ricomposero in segreto le fila della loro società. Il legame tra i Templari e la massoneria scozzese è particolarmente evidente a Roslin, paese a sud di Edimburgo, ove sorge la quattrocentesca Rosslyn Chapel (Cappella Rosslyn). Essa fu fondata, nel 1446, da William Sinclair, Barone di Roslin e Cancelliere di Scozia. Il clan dei St. Clair costituiva un'antica e nobile famiglia scozzese di origine normanna che cominciò ad occupare una posizione di grande prestigio a partire dall'XI secolo. Henri de St. Clair partecipò alla prima Crociata con Goffredo di Buglione. I componenti della famiglia, già conti delle Orcadi, furono nominati baroni di Roslin nel 1057, e nel secolo successivo costruirono il loro castello nelle vicinanze. Si dice che le segrete della fortezza custodiscano ancora una parte del tesoro dei Templari, trasportato dalla Francia quando la loro flotta salpò dalla Bretagna durante le persecuzioni. Nei secoli i St. Clair fecero parte della più alta nobiltà scozzese e furono tra i più stretti collaboratori dei re di Scozia. Essi divennero sempre più prosperi dopo che Robert Bruce ottenne l'indipendenza per la Scozia (erano stati tra i firmatari, nel 1320, della Dichiarazione di Arboath che decretava ufficialmente l'indipendenza della nazione). Nel 1300 la famiglia aveva cambiato il nome in Sinclair. La Cappella Rosslyn, di proprietà dei Sinclair, somiglia a prima vista a una cattedrale gotica in miniatura. La sua costruzione iniziò nel 1446 e fu terminata nel 1486 dal figlio di William, Oliver. Centinaia di sculture in pietra adornano le sue pareti. Narrano storie bibliche e riproducono numerosi simboli massonici ed immagini templari (spade, cazzuole, compassi, squadre, riferimenti al tempio di Salomone). Tra le altre cose compare la testa di un uomo con il cranio fracassato e viene rappresentato il suo assassinio (il riferimento è chiaramente ad Hiram Abiff, mitico costruttore del tempio di Gerusalemme). Oltre a ciò figurano simboli islamici, mentre il tutto è racchiuso all'interno di una cornice pagana e alchemica di serpenti, draghi, alberi frondosi, erbe, frutti e fiori. Presso la cappella vi è l'entrata segreta ad una rete di gallerie e cunicoli sotterranei, nei quali la famiglia Sinclair avrebbe potuto nascondere qualcosa di molto prezioso. Secondo fonti storiche accreditate i Templari, in clandestinità, furono molto attivi durante la Rivoluzione Francese, la cui anima fu profondamente massonica. Secondo una leggenda popolare era proprio un templare il boia a cui fu affidata l'esecuzione del re Luigi XVI°, ultimo discendente di Filippo il Bello. Ciò starebbe a significare che non solo i Templari sarebbero sopravvissuti nei secoli alla catastrofe che li ha travolti, ma che avrebbero conservato un tale potere da perpetrare la loro vendetta ... Il Papa e il Re di Francia riuscirono nel loro scopo di sciogliere l'Ordine, ma molti di loro sopravvissero alle persecuzioni e nascosero buona parte delle loro ricchezze. Nel corso delle loro guerre, infatti, i templari avevano costituito una flotta consistente. I grandi porti di La Rochelle e di Le Havre furono le ultime terre di Francia che videro i cavalieri in fuga. Quando i funzionari del Re raggiunsero la precettoria templare di Parigi, si aspettavano di trovare grandi quantità d'oro, il tesoro della banca dell'Ordine. Ma trovarono ben poco. I templari erano scappati, una fila di carri carichi era stata inviata a La Rochelle. In quella città portuale il tesoro venne caricato sulle navi e sparì dalle grinfie del Re. Solo la leggenda ci narra dove la flotta con il tesoro dei cavalieri di Parigi potrebbe essere approdata ... Inizio di un mistero Quella che avete appena letto è la storia ufficiale dell'ordine; ma, a detta di molti, ne esiste un altra occulta e ancor più affascinante. Fin dall'inizio i Templari avrebbero costituito un ordine di carattere iniziatico, su modello dei Templesein, descritti come custodi del Graal nel Parzival. Il loro obiettivo, voluto da Bernardo di Chiaravalle, era quello di recuperare qualcosa che era nascosto in Terrasanta. Cosa? A seconda dei commentatori, nei sotterranei del Tempio di Gerusalemme essi avrebbero rinvenuto l'Arca dell'Alleanza e i segreti costruttivi che permisero di edificare le cattedrali gotiche, o ancora certi scritti segreti contenenti verità storiche e rivelazioni "scomode", oppure alcune carte sconosciute indicanti la rotta per le Americhe, o forse tutte queste cose insieme ... Scavi sotto il Tempio Da recenti studi si evince che i Templari rimasero a lungo a scavare tra le rovine del Tempio di Gerusalemme e che, anzi, come afferma lo storico Gaetan Delaforge:
In effetti, a molti metri di profondità sotto il luogo dove sorgeva il Tempio, giacevano le grandi stalle di Re Salomone, rimaste intatte e sigillate dai tempi della Bibbia. L'enorme rifugio sotterraneo veniva descritto come "una stalla di tale capienza ed ampiezza da poter ospitare fino a 2000 cavalli". Trovare e perlustrare questo enorme magazzino poteva essere la missione segreta dei cavalieri templari, poichè era noto che in esso poteva esserci l'Arca dell'Alleanza che racchiudeva un prezioso tesoro: le Tavole della Testimonianza. Secondo alcuni ricercatori, infatti, nel libro dell'Esodo si fa una netta distinzione tra le "Tavole della Testimonianza", scritte da Dio, e i "Dieci Comandamenti", scritti separatamente da Mosè sulle Tavole stesse. Probabilmente, San Bernardo e i Templari erano convinti che tali Tavole contenessero la Suprema Equazione dell'Armonia Cosmica, ovvero la "legge divina del numero, del peso e della misura". Sta di fatto che, nel 1127, la ricerca in Terrasanta dei primi Templari terminò. Si dice che essi tornarono in Europa dopo aver recuperato l'Arca ed il suo contenuto, oltre ad una gran quantità d'oro e di tesori d'inestimabile valore, qui seppelliti prima che i Romani saccheggiassero il Tempio nel 70 d.C. Nel 1956, all'Università di Manchester, è stata provata l'esistenza di questo tesoro. Quell'anno, difatti, fu completata la decifrazione di un rotolo di Qumran, detto Rotolo di Rame, in cui si rivelava come un tesoro inestimabile fosse effettivamente nascosto sotto il Tempio. Al ritorno dei cavalieri, inoltre, San Bernardo scrisse:
Anche un team di archeologi israeliani cercò di svelare il mistero di questa ricerca templare ma, arrivati a scavare fin sotto la collina del tempio, dovettero interrompere i loro scavi poichè gli stessi ricadevano nella zona a giurisdizione musulmana e le competenti autorità non concessero altri permessi. Dell'attività di scavo eseguita dai templari sotto il Tempio di Salomone si trova traccia anche negli scritti del Tenente dell'Esercito Britannico Charles Wilson che tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900 condusse una spedizione archeologica a Gerusalemme. Da sotto il tempio, ad una certa profondità, Wilson disseppellì una serie di oggetti identificabili senza dubbio come manufatti appartenenti ai Templari. Considerando che i lavori di scavo presso le macerie del grande tempio ebraico si protrassero per ben nove anni e che in questo frattempo i Templari non erano ancora stati riconosciuti dalla Chiesa, vivendo esclusivamente della carità di Re Baldovino, viene, dunque, lecito domandarsi: che cosa stavano cercando? Riuscirono nel loro intento ? E se sì, questo condizionò il loro riconoscimento ufficiale avvenuto qualche tempo dopo? L'unica cosa certa è che fu San Bernardo ad ispirare i nove Cavalieri di Francia (i Templari originari) inducendoli ad abbandonare i loro possedimenti mondani per andare alla ricerca dei segreti che egli riteneva giacessero sepolti nel Sancta Sanctorum, sotto le rovine del Tempio di Salomone a Gerusalemme. Ed è altrettanto vero che i nove trascorsero quasi 10 anni in Terrasanta, facendo ritorno in Francia nel 1128 altrettanto misteriosamente di come ne erano partiti. L'architettura gotica cominciò a fiorire proprio in quell'epoca, ma nessuno sa dove e come venne gettato il primo seme di quello stile. I profili di molte città della Francia, in quel periodo, cominciarono a mutare man mano che sorgevano grandi cattedrali intitolate a "Notre-Dame" ("Nostra Signora"), con i loro maestosi archi gotici. L'architettura era fenomenale, quasi impossibile. L'utilizzo di contrafforti ed "archi rampanti" consentiva di scaricare all'esterno il peso dell'intera struttura e di assorbire la spinta laterale esercitata dalle volte, che così raggiunsero altezze vertiginose. Ciò permise, tra l'altro, di costruire muri portanti più sottili su cui potevano aprirsi immense vetrate e favorì un'innalzamento incredibile degli archi ad ogiva (o "a sesto acuto"), finemente scanalati. L'intero edificio appariva, in questo modo, slanciato verso l'alto e la sua struttura dava l'impressione generale di una perfetta armonia e di una magica assenza di peso. Forse i Templari scoprirono la chiave di qualche arcana conoscenza ? Ritornarono in Francia serbando segreti che tradussero in pratica con l'aiuto dei cistercensi ? Lo stile gotico fu uno dei risultati diretti delle loro ricerca ? E' possibile che i Templari abbiano disseppellito i resti dell'Arca dell'Alleanza e i segreti della Legge Divina che governa il Numero, il Peso, la Misura, ovvero i principi basilari della Geometria Sacra ? Secondo alcuni studiosi la rappresentazione simbolica che sta alla base della costruzione e collocazione di questi edifici è sostanzialmente di tipo ermetico, ovvero fondata sul principio "Come in alto, così in basso". Questo concetto, di antica derivazione filosofica greco-egizia, sta a significare che, nel giusto ordine delle cose, la natura mortale ed il mondo terreno sono lo specchio del Cosmo e della realtà divina. E', forse, attraverso la geometria di questo principio che furono costruiti i più grandi e antichi monumenti sacri del mondo. Solo così, infatti, è possibile spiegare certe sorprendenti corrispondenze tra le disposizioni di molti monumenti e le posizioni in cielo di determinate costellazioni. Questa teoria delle "mappe terrestri del cielo", avanzata da G. Hancock e R. Bauval, sembrerebbe spiegare il curioso allineamento tra le tre piramidi egizie a Giza e le stelle sulla cintura della costellazione di Orione, tra il complesso dei templi di Angkor Vat in Cambogia e le stelle della costellazione del Drago, tra le cattedrali gotiche di Notre-Dame nel nord della Francia e le stelle della costellazione della Vergine... L'applicazione dei principi della geometria sacra, inoltre, implicava l'utilizzo della magica e armoniosa proporzione matematica che sta alla base della Sezione Aurea, utilizzata nell'antichità come canone di proporzione geometrica ed architettonica. Per definizione la "sezione aurea" di un segmento AB (o di una superficie o di un volume) è quella parte AX del segmento che è media proporzionale tra lunghezza dell'intero segmento e la lunghezza della parte rimanente XB. Essa, quindi, se si pone AB=a AX=b XB=(a-b), viene espressa dalla proporzione: con a>b, cioè a/b>1 Denominando N=a/b (>1) l'equivalenza precedente dà origine all'equazione di 2° grado nell'incognita N:
Essa fornisce come unica soluzione accettabile il valore N = 1,618. Questo valore costante è chiamato Numero Aureo ed è indicato in matematica con la lettera greca Phi. Numericamente esso possiede particolari proprietà su cui si fonda l'eccezionale armonia della proporzione che caratterizza la sezione aurea. Per esempio:
E' infine dimostrato che i costruttori delle cattedrali, sotto la guida dei Templari e dei cistercensi, usarono come ubicazione per l'edificazione proprio gli antichi siti della Madre Terra, gli stessi sui quali, in epoca megalitica, furono innalzati Dolmen o scavati "pozzi sacri", in quanto si riteneva che in tali luoghi la "forza tellurica" (l'energia terrestre) fosse più intensa che in altri. E' plausibile, quindi, ipotizzare che i costruttori medievali abbiano applicato la Legge Cosmica dell'Armonia e la sua sacra geometria per edificare i più bei monumenti che hanno adornato il mondo cristiano. Un indizio, conservato sul portale nord della Cattedrale di Notre-Dame di Chartres, sembra confermarlo. Un bassorilievo su una colonnina della "Porta degli Iniziati" raffigura l'Arca dell'Alleanza mentre viene trasportata con vicino l'iscrizione latina:
Antichi manoscritti Certamente il potere e le ricchezze accumulate in quasi due secoli dai Templari giocarono un ruolo nella loro persecuzione. In ogni caso, vi è una reale possibilità che il contenuto di uno o più documenti rinvenuti dai Templari abbia favorito l'elaborazione di eventuali convinzioni eretiche e abbia facilitato la diffusione di insolite pratiche rituali tra gli affiliati. Il disseppellimento di antiche scritture avrebbe posto questi cavalieri nella condizione, praticamente unica nel XII secolo, di interpretare e valersi di tali testi. Gli ecclesiastici, esclusivi letterati all'interno dell'ordine, erano in grado di leggere e scrivere molte lingue ed erano altresì rinomati per l'abilità ad ideare e decodificare messaggi cifrati. Secondo l'opinione di alcuni, infatti, i Templari avrebbero trovato, sotto il tempio, antichi libri manoscritti in ebraico e in siriaco. Molti di questi sarebbero stati precedenti ai Vangeli e avrebbero contenuto resoconti di prima mano, mai "riveduti" e "corretti" da un'autorità ecclesiastica. Forse furono proprio i cristiani primitivi a seppellire questi preziosissimi manoscritti a Gerusalemme, poco prima che i romani distruggessero la città nel 70 d.C. Ed è possibile che i Templari siano riusciti a riesumare clandestinamente questi papiri, appropriandosi così degli antichi insegnamenti e dei rituali in essi contenuti. In base ad alcune leggende il profeta antidiluviano Enoch, saputo del Diluvio imminente, costruì con l'aiuto del figlio Matusalemme nove stanze sotterranee, una sopra l'altra. Nella più profonda pose una tavoletta triangolare d'oro (o forse di pietra bianca) che recava il nome del Dio degli ebrei, mentre una seconda tavoletta, su cui erano impresse strane parole comunicate ad Enoch dagli angeli stessi, fu data in custodia al figlio. Le stanze vennero poi murate e sul posto Enoch fece edificare due colonne: una di marmo e l'altra di mattoni. Su quest'ultima erano incise le "sette scienze" dell'umanità, mentre su quella di marmo un'iscrizione diceva che "a breve distanza, in un locale sotterraneo, si trovava un tesoro preziosissimo". Secondo le sacre scritture Enoch si ritirò proprio sul monte Moriah, tradizionalmente identificato con il monte del tempio di Gerusalemme. Successivamente i due pilastri di Enoch furono sostituiti con delle riproduzioni che, secondo alcuni studiosi, si trovavano proprio ai due lati del portico d'ingresso del Tempio di Salomone. Di quale natura erano i presunti scritti rinvenuti tra le rovine del tempio dai Templari ? Erano forse paragonabili a quelli disseppelliti sulle rive del Mar Morto nel 1947 ? Templari in America Nel volume Les Templieres en Amerique ("I Templari in America"), Jacques de Mahieu afferma che i Templari avrebbero raggiunto di nascosto il Nuovo Continente tre secoli prima di Colombo partendo dal porto di La Rochelle. Là avrebbero sfruttato le miniere d'argento del Messico, procurandosi le immense quantità di denaro che servirono, fra l'altro, a finanziare l'edificazione delle Cattedrali. Dalla setta degli Assassini avrebbero ricevuto il Santo Graal, poi trasportato in Francia e ora celato in qualche cripta segreta del Castello di Gisors. Durante la battaglia di Acri avrebbero avvolto le spoglie del loro comandante in un lenzuolo conosciuto poi con il nome di Sindone. In Italia avrebbero edificato Castel del Monte, misteriosa residenza di Federico II. Inoltre sarebbero stati al corrente dei più nascosti segreti dell'alchimia e della vera natura di Gesù. E, naturalmente, alla soppressione dell'ordine, voluta dal Concilio di Vienne, non si sarebbero affatto dispersi, ma avrebbero continuato la loro attività esoterica ed economica sotto altre spoglie, nel più assoluto riserbo (in particolare sarebbero sopravvissuti all'interno della Massoneria di Rito Scozzese). I Templari tra noi Il titolo del paragrafo ricorda quello del libro Les Templiers sont parmi nous ("I Templari sono tra di noi"), best-seller scritto nel 1962 da Gérard De Sède. Come il suo Le Tresor Maudit, ("Il Tesoro Maledetto"), prima opera dedicata ai misteri di Rennes-Le-Chateau, anche Les Templiers stimolò l'uscita di un gran numero di saggi sullo stesso tema: la presenza dei Templari nella società del XX° secolo. Lungi dall'essere stati distrutti da Filippo il Bello, i Templari si sarebbero semplicemente riorganizzati, dopo aver nascosto la maggior parte dei loro tesori a Gisors o, addirittura, nel Nuovo Mondo. Secondo il volume The Temple and the Lodge ("Il Tempio e la Loggia", 1990) di Michael Baigent e Richard Leigh, i Templari inglesi sarebbero stati all'origine di società iniziatiche come la Massoneria, e costituirebbero tuttora un potente Governo Occulto al di sopra degli stessi Governi mondiali (Umberto Eco ha utilizzato questo spunto nel Pendolo di Foucault ). La setta dei Nuovi Templari, fondata dall'ex-frate Jorg Lanz Von Liebenfall, fu, purtroppo, determinante per l'ossessione di Adolf Hitler sulla purezza della razza. Nulla a che vedere, per fortuna, con l'attuale Ordine Cavalleresco dei Templari (società che si definisce la vera erede dell'ordine originale e predica l'onestà e la fratellanza) fondata in Italia nei tardi anni '80 dopo un'ufficiosa riabilitazione dei Templari da parte della Santa Sede. I Segreti dei Templari Tanti sono i misteri ancora insoluti che avvolgono questo potentissimo Ordine di monaci-guerrieri. In cosa consisteva il loro terribile segreto? A questa domanda si può, forse, rispondere con quanto attesta il poco conosciuto Documento Rubant, che si basa su un testo datato 11 aprile 1308. Questo testo afferma che quando Filippo il Bello si appropriò dei documenti templari, senza saperlo, si impossessò di
Dunque, se il documento Rubant è vero, come sembra esserlo, sebbene sia sconosciuto alla maggior parte degli storici, della Milizia del Tempio si sa ancora poco, visto che si sono studiati solo dei falsi. Quale terribile "segreto" difese con tale accanimento fino ad immolare la propria vita Jacques de Molay? Egli urlò ai suoi inquisitori, il 26 novembre del 1308:
Robert Charroux, nel Libro dei segreti traditi (Milano 1969) scrive:
Da una dichiarazione resa al processo si viene a conoscenza di un fatto sbalorditivo. L'11 aprile 1309 fu chiamato come testimone il maestro Radulphe de Praellis, giureconsulto, che affermò, sotto giuramento, che un cavaliere templare, di nome Gervais della Commenda di Laon, gli aveva svelato che vi era nell'Ordine un terribile segreto di tale importanza che "avrebbe preferito perdere la testa piuttosto che rivelarlo". Alcuni storici sono del parere che esisteva una società segretissima ai vertici dell'Ordine e quelli dichiarati ufficialmente Gran Maestri non furono i veri capi dell'Ordine. Del resto come spiegare altrimenti quanto disse, nel corso dell'interrogatorio, il Gran Maestro Jacques de Molay e cioè: "Io sono solo un povero cavaliere illetterato". Gli fece eco il precettore d'Aquitania e di Poitou, Geoffroy de Gonnoville, che dichiarò: "Sono illetterato e quindi incapace di difendere l'Ordine". Jean Marquès-Rivière scrisse che:
Templari esoterici E' più che probabile supporre che la milizia del Tempio ebbe collegamenti oscuri con misteriose catene iniziatiche e praticò rituali segretissimi. Occorre, infatti, ricordare che essi si radicarono a tal punto nella realtà orientale (senza tuttavia mai derogare dalla regola di S. Bernardo, teorico e ispiratore dell'Ordine) da intrecciare profondi scambi culturali con diversi gruppi esoterici musulmani, in particolare con gli ismaeliti dello Shayk al Jabal, leggendario "Vecchio della Montagna", con i quali sussistevano particolari affinità filosofiche ed organizzative. Da un punto di vista religioso i templari erano di vocazione giovannita, ovvero cultori del più ermetico dei quattro Vangeli, propensi ad una lettura più simbolica che letterale delle verità di fede. Erano inoltre, probabilmente, stati contagiati dall'eresia mandea, che riconosceva in Giovanni Battista il vero Messia. Analogamente gli ismaeliti si distinguevano dagli altri gruppi islamici per la loro convinzione che la lettura simbolica del Corano affrancasse il fedele dall'osservanza della norma. Sotto il profilo gerarchico sussistevano delle similitudini sorprendenti con la struttura organizzativa della setta ismaelita degli hashishin o "assassini", così denominati dalla diceria che fosse l'uso smodato di hashish a determinare l'incondizionata sottomissione degli adepti allo Shayk. Entrambi gli organismi si fondavano, infatti, su una doppia gerarchia, i cui gradi corrispondevano perfettamente tra loro: una gerarchia ufficiale e accessibile a tutti, ed una gerarchia segreta ed esoterica, costituita da priori (kabir per gli ismaeliti), grandi priori (da'i ismaeliti), Gran Maestro dell'Ordine (Shayk ismaelita). Il Priorato di Sion Esisteva, dunque, un "Ordine segreto" ai vertici dei Templari? Taluni studiosi ne sono convinti e asseriscono che si trattava del Priorato di Sion (Prieuré de Sion) che sarebbe ancora oggi operante e, tra i suoi occulti disegni, avrebbe quello di restaurare la dinastia merovingia non solo in Francia ma in tutta l'Europa. C'è da precisare che la stirpe merovingia non si sarebbe estinta. Al contrario, si sarebbe perpetuata in linea diretta a partire da Dagoberto II e suo figlio, Sigisberto IV. Per mezzo di alleanze dinastiche e di matrimoni, la stirpe avrebbe annoverato Goffredo di Buglione, che nel 1099 conquistò Gerusalemme, e altre famiglie nobili europee del passato e del presente: Blanchefort, Gisors, Saint-Clair (Sinclair in Scozia), Montesquieu, Montpézat, Poher, Lusignano, Plantard e Asburgo-Lorena. (M. Baigent, R. Leigh, H. Lincoln, Il santo Graal, Milano 1984). Ciò significherebbe che L'Ordine del Tempio sarebbe stato sostanzialmente costituito dal Priorato di Sion. Ma esistono documenti che attestino la sua esistenza e la sua relazione con i Templari? Richard Andrews e Paul Schellenberger ci informano che l'esistenza del Priorato è comprovata da importanti documenti. Il nome originale e l'organizzazione sono menzionati in uno statuto del 1152 e anche in una copia trecentesca di una precedente pergamena datata 1178. L'organizzazione sarebbe stata fondata con il nome di "Ordine di Sion", mentre il titolo di Priorato di Sion sarebbe stato adottato nel 1188. C'è chi ritiene si trattasse di un gruppo scissosi dai ranghi dei Cavalieri Templari, ma la cosa è controversa. La separazione dell'Ordine di Sion nel 1188 dal corpo principale dell'Ordine dei Templari sarebbe avvenuta in un episodio leggendario noto con il nome di "Taglio dell'Olmo" (R. Andrews e P. Schellenberger, Alla ricerca del sepolcro, Milano 1997). Il problema è molto complesso, sembrerebbe anche certo che in seno all'Ordine si celebrassero culti segreti e che un esoterismo templare sia sicuramente esistito. Malauguratamente, come scrive Lavisse nella sua "Storia di Francia", il segreto sulle loro attività era assoluto infatti:
Il cavaliere templare Gaucerand de Montpezat, lontano antenato dei reali di Danimarca, asserì:
E' anche certo che i filosofi arabi abbiano influenzato i rudi soldati del Tempio. Sicuramente l'Ordine accolse elementi dottrinari e rituali dell'esoterismo orientale. Subì l'influsso delle confraternite esoteriche musulmane insieme al disegno di un'unificazione del mondo e di un nuovo ordinamento sociale. Federico II Non è azzardato ricordare le ambizioni di Federico II di Hohenstauffen, lo "Stupor Mundi" (Stupore del Mondo), imperatore di Germania e Re di Sicilia che, alla fine dell'XI secolo, rappresentava una leggenda. Saba Malespini di lui scrisse:
Il suo progetto fu forse proseguito dai Templari? Federico II venne a conoscenza di qualcosa di terribile che celò in un anagramma, ancora oggi indecifrato. Nel suo Castel del Monte, in Puglia, interamente costruito secondo l'architettura del Tempio di Salomone (con le quattro misure-chiave: 60 - 30 - 20 - 12 cubiti), su una scultura femminile attorniata da cavalieri fece incidere queste misteriose lettere: D8 I D CA D BLO C L P S H A2. In questa enigmatica formula, riportata da Robert Charroux, è celato il segreto Di Federico II e di Castel del Monte. Federico II, nel 1228, a San Giovanni d'Acri, pur essendo stato colpito da scomunica papale, aveva ugualmente partecipato alla Tavola Rotonda del meglio della Cavalleria mondiale: Templari, Ospitalieri, Teutonici, Fàlas saraceni, Turchi, Batinyah, Assassini, Rabiti di Spagna, ecc., tutti uniti dalla Pactio Secreta (Patto Segreto). Un nuovo Ordine mondiale Tra i loro fini, vi era anche quello di assoggettare il mondo ad un'autorità suprema. Su che si fonda questa convinzione? Sul fatto che mai nessuna società organizzata fu tanto vicina quanto i Templari alla realizzazione di un progetto di unificazione universale attraverso il sincretismo religioso e filosofico delle due grandi civiltà del Mediterraneo, quella islamica e quella cristiana. Questo tentativo coincideva con il disegno di una federazione di stati europei destinata a stringere vincoli di fratellanza con gli altri popoli del bacino del Mediterraneo. Scrive Charroux:
Chi era questa misteriosa autorità suprema? Il Tesoro dei Templari Cosa accadde ai beni dei Cavalieri Templari quando, nel 1314, l'ordine venne definitivamente distrutto da Filippo il Bello ? Furono tutti ridistribuiti tra altri Ordini cavallereschi e tra la nobiltà francese, come tramanda la storia, o il grosso dei loro tesori si salvò e giace tuttora nascosto da qualche parte? E, in questo caso, dove ? Una possibilie risposta la diede nel 1962 lo storico Gérard De Sède, nel volume Les Templiers sont parmi nous ("I Templari tra noi"), divenuto rapidamente un best-seller e l'oggetto di una controversia che non si è ancora spenta. Il tesoro dell'Ordine del Tempio si troverebbe nel castello di Gisors, ed è facilmente recuperabile; a seguito di un misterioso complotto, tuttavia, le autorità hanno vietato di svolgervi scavi o ricerche di qualunque genere. Trenta cofani di metallo Il castello di Gisors , nella valle dell'Epte, è un tipico edificio templare a pianta rotonda. Ne sono rimasti in piedi i muri perimetrali e la torre. Già nel 1857 l' archeologo Gèdèon Dubruil asseriva che, da esso, si diramavano vasti sotterranei, ma solo dopo la Seconda Guerra Mondiale, dopo che un bombardamento nelle vicinanze ebbe scoperchiato parte di un cimitero sotterraneo merovingio, le sue affermazioni trovarono ufficialmente qualche credito.A Dubruil, invece, credeva ciecamente Roger Lhomoy, appassionato cercatore di tesori e giardiniere a Gisors dal 1929. Nascostamente, fin dai primi tempi della sua presenza al castello, aveva iniziato la sua ricerca personale, che non aveva interrotto nemmeno quando, nel 1944, l'edificio venne occupato dai tedeschi. Nel 1946 Lhomoy si presentò al consiglio municipale di Gisors affermando di aver scoperto sotto il dongione della torre una cappella sotterranea lunga trenta metri, larga nove, alta circa quattro metri e cinquanta . Lungo le sue mura, sostenute da corvi di pietra, si trovavano la statua di Cristo e dei dodici apostoli; a terra c'erano diciannove sarcofagi di pietra lunghi due metri e larghi sessanta centimetri; inoltre nella cripta erano custoditi trenta cofani di metallo. Una simile descrizione avrebbe suscitato l'interessamento di chiunque, ma dopo aver dato un'occhiata distratta all'imboccatura della stretta galleria attraverso cui Lhomoy era disceso nel sotterraneo, gli uomini del consiglio municipale se ne andarono senza neppure aver provato a penetrarvi. Pur se trattato come un mitomane, l'ostinato giardiniere non si diede per vinto, e, nel 1952, riuscì di nuovo a convincere l'amministrazione a permettergli di proseguire gli scavi. L'autorizzazione fu concessa, ma solo dietro il versamento di una cauzione talmente alta che Lhomoy fu costretto a rinunciare. Grazie ai buoni uffici di Gèrard De Séde, il giardiniere riuscì a esporre il suo caso in televisione, ma, nuovamente, i responsabili di Gisors rifiutarono ogni autorizzazione, e, nel 1962, per ordine del Ministro della Cultura André Malraux, apposero i sigilli al dongione, ove gli scavi avrebbero dovuto aver luogo. Nel 1964, dopo l'uscita di Les Templiers sont parmi nous , Lhomoy ritentò il colpo; alcuni giornalisti discesero lungo il passaggio e lo trovarono chiuso. Lhomoy spiegò che, dopo tutti quegli anni, era necessario ripristinarlo, ma la sua richiesta non fu accolta. Lo scavo fu ricoperto, e il caso definitivamente chiuso. La cripta dimenticata Lhomoy (morto in miseria nel 1974) aveva visto davvero la cripta, o si era inventato tutta la faccenda ?Per Jean Markale, autore di Gisors et l'Enigme des Templiers , si trattava di un povero mentecatto affetto da manie, e le autorità locali avevano agito correttamente impedendo scavi che avrebbero inutilmente rischiato di compromettere la struttura e la stabilità stessa del castello. Per Gèrard De Séde, invece, il giardiniere era vittima di una cospirazione, il cui obiettivo era quello di tener nascosto agli occhi del mondo un oggetto preziosissimo e sacro: nella cripta di Gisors si sarebbe trovato, infatti, anche il Sacro Graal. L'isola del Tesoro Alcuni ricercatori, tra i quali William Crooker e Steven Sora, sostengono che i Templari si sarebbero messi in salvo dallo sterminio, perpetrato ai loro danni da Filippo il Bello, rifugiandosi in Scozia. Il loro mitico tesoro sarebbe poi stato ereditato dal clan dei Sinclair, nobile famiglia scozzese di origine normanna. Alcune cronache dell'epoca narrano che nel 1398, quasi un secolo prima di Colombo, Henry Sinclair, Conte delle Orcadi e Barone di Roslin, guidò una fortunata spedizione oltre l'Atlantico. Si sa, in effetti, che gli antenati norvegesi dei Sinclair avevano esplorato l'oceano fin dal X° secolo. I marinai delle Orcadi, inoltre, avevano toccato terra in Occidente già in precedenza. I loro resoconti raccontavano che gli indigeni di una regione remota chiamata Estotiland (l'attuale Nova Scotia, in Canada) esportavano pellicce e zolfo in Groenlandia. Gli stessi marinai parlavano anche di una regione meridionale chiamata Drogio al di là della quale viveva un popolo molto raffinato che viveva in una terra ricca di oro con grandi templi dedicati agli dèi locali (gli Aztechi). Nel maggio del 1398, secondo quanto si tramanda, la flotta di Sinclair, al comando del capitano di mare veneziano Antonio Zeno, salpò con dodici navi e cento uomini. La prima terra che toccarono fu la Nova Scotia, in Canada. Da qui, successivamente, Sinclair scese a sud verso la terra di Drogio. In Massachusetts e Rhode Island vi sono prove tangibili del viaggio. A Westford (Massachusetts), dove morì uno dei cavalieri di Henry, si vede ancora la tomba, sormontata da un'effige di un cavaliere del XIV secolo. A Newport (Rhode Island) c'è una torre medievale a due piani ben conservata, basata sul modello costruttivo delle chiese circolari dei Templari. La sua architettura è sicuramente scozzese in quanto il suo disegno è riprodotto nella St. Clair Church, dove fu sepolta la figlia di Henry Sinclair. Intorno al 1440, secondo quanto affermano gli autori sopra citati, il tesoro templare sarebbe stato segretamente trasportato dall'ammiraglio William Sinclair, nipote di Henry, nell'isola di Oak Island, nei pressi della Nova Scotia (Canada). Le ricchezze vennero presumibilmente nascoste nel money pit ("fossa del denaro"), un profondissimo pozzo zeppo di trabocchetti e ancora inviolato. Il presunto tesoro è tuttora oggetto della ricerca di moltissimi storici ed archeologi. Un lignaggio sacro G. Hancock ha avanzato l'ipotesi che il tesoro di cui andavano in cerca i primi templari fosse una testimonianza scritta dell'estendersi di una genealogia di re che, partendo da Davide e Salomone, passava attraverso Gesù giungendo ai suoi discendenti. Egli è convinto che il Graal rappresentasse questa sacra linea di sangue. Il tesoro potrebbe allora consistere nella testimonianza che Gesù, appartenente alla stirpe di Davide, sopravvisse alla crocifissione e, avendo avuto dei figli, perpetuò la sua discendenza regale nel tempo, fino ai giorni nostri. Tale presunta discendenza sarebbe tuttora viva in Francia. Questa teoria, se suffragata da prove, potrebbe essere dannosa per una Chiesa strutturata attorno a delle verità e dei dogmi assodati. Potrebbe essere vista come la testimonianza che le dottrine ariana e nestoriana sono più corrette di quella della Chiesa di Roma. Ario era un sacerdote di Alessandria che insegnò negli anni dal 318 al 355 d.C. Egli rifiutava il dogma della Santa Trinità (la concezione di Dio Uno e Trino, sancita al Concilio di Nicea del 325 d.C.), ovvero l'identificazione di Gesù Cristo con Dio stesso. La sua dottrina eretica (Arianesimo), bandita dopo Nicea, sosteneva che Gesù era il "Figlio di Dio", ma che il Figlio era stato reso carne da Dio, il Padre, e che quindi non poteva egli stesso essere Dio. Il Figlio, Gesù, era stato creato da Dio e lo Spirito Santo era passato dal Padre al Figlio. In tal modo gli ariani consideravano Gesù, il figlio di Dio, semplicemente come un messaggero divino, ispirato da Dio. Nestorio, Patriarca di Costantinopoli nel 428 d.C., si spinse ancora più in là. Egli negò la natura divina di Gesù, sostenendo che era irrilevante chiedersi se Cristo fosse Dio o Figlio di Dio, poichè egli era uomo, nato naturalmente da un padre ed una madre. Dio era Dio e Gesù era un uomo. Di conseguenza Maria, madre di Gesù, veniva considerata una donna come le altre, non più "vergine" (oltre al dogma della "verginità" di Maria, quindi, sarebbe stato rifiutato anche quello dell'"Immacolata concezione"). L'idea nestoriana fu condannata al Concilio di Efeso del 431 d.C. Nestorio fu dichiarato eretico, si traferì in Turchia e fondò la Chiesa nestoriana di Edessa, nel 489 d.C. Nei secoli successivi il Nestorianesimo si diffuse in Persia, Arabia, India, Sri Lanka e Cina finchè, nel XIV° secolo, sotto l'avanzata musulmana, declinò del tutto. Da questo punto di vista i nestoriani erano totalmente in accordo con la tradizione dei Nazarei, setta giudaico-ellenistica particolarmente fiorente in Mesopotamia, Siria orientale, Turchia meridionale e Asia centrale. Il loro credo era molto fedele agli insegnamenti originari di Gesù, avendo una base essenzialmente ebraica. Il loro approccio, dal punto di vista religioso, era semplice: Dio era l'essere supremo e Gesù era un Messia umano erede della stirpe davidica. I Nazarei erano guidati dai cosidetti Desposyni ("eredi del Signore"), che si consideravano discendenti diretti in linea di sangue della famiglia di Gesù e appartenenti, per questo, alla sua stirpe regale.Tesori ed Alchimia I Templari avevano raggiunto una grande ricchezza e si mormorava che praticassero l'arte dell'Alchimia. Nello scorso secolo una strabiliante scoperta diede maggiore credito a questa ipotesi; furono trovate, dove avevano sede due importanti commende dell'Ordine, in Borgogna, ad Essarois, e in Toscana, a Volterra, due antichi piccoli scrigni, illustrati con figure e simboli alchemici. Lo studioso von Hammer affermò che gli scrigni erano senza dubbio di origine templare. Un'altra eccezionale scoperta la si deve a Theodor Mertzdorff, insigne studioso tedesco che, nel 1877, diede alle stampe un documento templare, ritrovato ad Amburgo, che raccoglieva una serie di regole. Ecco cosa dice l'articolo 19:
Si racconta che l'ultimo Gran Maestro Jacques de Molay scelse il villaggio francese di Arginy per far nascondere il "tesoro" dell'Ordine da due cavalieri. Arginy, negli oscuri sotterranei del suo castello, che poggia sopra una ragnatela di gallerie segrete e che Daniel Réju descrive come: "isolato nella pianura, tra Aone e Beaujolais", deve celare qualcosa di inimmaginabile. La Torre delle Otto Bellezze, anche detta la Torre dell'Alchimia, per i misteriosi segni magici e simboli alchemici disegnati su quei mattoni, è la costruzione più antica del castello e fu oggetto di lunghe visite di studiosi ed esoteristi, tra cui, due personaggi d'eccezione, Eugéne Canseliet e Armand Barbault. Cosa questi alchimisti trovarono o decifrarono non fu detto. Il favoloso "tesoro" dei Templari rimane ancora un mistero insoluto o potrebbe aver ragione André Douzet quando scrive che forse l'autore francese Robert Charroux trovò la chiave quando decifrò questo passaggio dal libro di Breyer: "Pensa intensamente: la grande arte è Conoscenza". La conoscenza di misteri sublimi e oltremodo pericolosi, ancora oggi sigillati in un fitto "segreto". E' un segreto inviolabile che sembra riecheggiare le parole del mistico Ja'far Sadiq:
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