Leggende metropolitane

Nelle leggende contemporanee a farla da padrona è quasi sempre l'angoscia, la paura del mondo che ci circonda, del non-conosciuto, dell'altro, del diverso. Era pertanto prevedibile che anche i produttori della fortunata serie televisiva The X-Files restassero affascinati da questo genere narrativo, tanto da prenderne spunto per la realizzazione di alcuni episodi. Tutti sono al corrente, almeno per averne sentito parlare, delle vicende degli agenti dell'FBI Dana Scully e Fox Mulder, protagonisti del serial TV, e pertanto giungiamo subito alle citazioni di nostro interesse.

Il Diavolo tra noi

Sin dalla prima serie, trasmessa in Italia nel 1994, con l'episodio The Jersey Devil ("Il Diavolo del Jersey") Chris Carter, ideatore e ideologo del telefilm, si è ispirato, pur apportando sostanziali modifiche, ad una classica leggenda diffusa nello stato americano del New Jersey. Con il termine diavolo del Jersey ci si riferisce ad una presunta creatura mostruosa che vivrebbe nei boschi del New Jersey e della Pennsylvania. Il suo mito è sorto da un complesso di storie derivanti da testi storici, folklore, credenze popolari e, più recentemente, leggende metropolitane. A causa delle numerose varianti esistenti non c'è accordo né sull'aspetto della "creatura", né sul suo comportamento. Si sa solo che la sua prima apparizione risale al gennaio del 1909, anno in cui molti abitanti della Pennsylvania e del New Jersey riferirono l'avvistamento di un orribile creatura. Il 17 gennaio E. W. Minster, direttore dell'ufficio postale a Bristol, in Pennsylvania, lo vide attraversare in volo il fiume Delaware "emanando una luminescenza simile a quella delle lucciole ... La testa somigliava a quella di un ariete, con corna ricurve, e il suo lungo collo e solido collo si proiettava in avanti nel volo. Aveva ali lunghe e sottili ed emetteva un verso lamentoso e terrificante, tra un grido rauco ed un fischio ..." Nello stesso anno due coniugi di Gloucester, nel New Jersey, descrissero minuziosamente l'aspetto della strana creatura ad un giornale di Philadelphia, che ne pubblicò l' "identikit": essa aveva la dimensione di una grande gru, con un lungo collo robusto, lunghe zampe posteriori munite di zoccoli, corte zampe anteriori con artigli, ali da pipistrello di circa 60 cm. di apertura, testa di cavallo, cane o montone, una lunga coda sottile.

Numerosi resoconti affermano che il diavolo del Jersey sarebbe nato da una strega nel 1735. Questa maledì il figlio - il tredicesimo - che nacque deforme. Altre fonti riferiscono che il neonato era un bimbo normale a cui spuntarono in seguito ali da pipistrello e una lunga coda. Secondo altre versioni, il "mostro" aveva la testa di cane o di cavallo, zampe di porco, oppure un corpo simile a quello di un canguro. Si narrava inoltre che fiamme potevano uscire dalla sua bocca e un grido raccapricciante ne accompagnava il volo attraverso i boschi.

Al giorno d'oggi il "diavolo" non fa più paura e si è trasformato in una specie di mascotte: la sua effige si ritrova su T-shirt, cartoline, spille, ed in alcuni bar del South Jersey si può addirittura degustare un cocktail a lui intitolato.

Ma contemporaneamente, lo si può trovare protagonista - sostituto di più generici maniaci - di alcune classiche leggende metropolitane diffuse negli Stati Uniti, tant'è che Jan Harold Brunvand - il folklorista americano che ha fatto conoscere al grande pubblico questo genere di narrazioni - vi ha dedicato un intero capitolo del suo ultimo libro The Baby Train (Norton & Company, New York 1993, pp. 95-97). Una di queste storie vede protagonista due baby-sitter che si recano in una abitazione un po' isolata. Quando una di loro decide di rientrare a casa viene assalita dal diavolo del Jersey che gli spezza gambe e braccia, costringendola a trascinarsi sin sulla soglia di casa dove spira dissanguata. Ma il miglior esempio di intrusione in una leggenda moderna è senz'altro la storia riguardante una ragazza rimasta in casa, in compagnia del suo cane, durante l'infuriare di un temporale che la sveglia a più riprese nella notte. Tutte le volte il cane, quasi per rassicurarla, le lecca la mano. All'alba però scopre che l'animale è stato ucciso, e col suo sangue, sul muro della stanza, è stato scritto: "Anche il diavolo del Jersey sa leccare una mano".

Abitanti delle fogne

Passando ad un genere meno macabro, non possiamo dimenticare la citazione, sempre in X-Files, di quella che si potrebbe definire la leggenda metropolitana per eccellenza. L'episodio in questione, appartenente alla seconda serie, è The Host (da noi trasmesso come L'ospite in corpo) e la leggenda, diffusa sin dagli anni Sessanta, è quella degli alligatori nelle fogne. L'episodio è infatti ambientato nelle fogne di New York, dove vengono trovati cadaveri orrendemente sfigurati. Significativo il commento di un uomo scappato all'attacco della "bestia": "Penso che possa essere stato un pitone o un boa constrictor.Qualcuno probabilmente ha buttato il cucciolo nel gabinetto. Abbiamo trovato perfino un alligatore, anni fa". Ma la vera causa era un Uomo Verme, mutato geneticamente dalle radiazioni nucleari.

Evidente è l'ispirazione alla storia secondo cui alcuni newyorchesi di ritorno dalle loro vacanze a Miami in Florida, si fossero portati a casa come ricordo alcuni cuccioli di alligatore con cui far giocare i figli. Ma più gli alligatori crescevano, meno erano adatti a essere compagni di giochi. Di conseguenza, dalla disperazione, i possessori se ne sbarazzavano gettandoli giù per il water. Alcuni sarebbero sopravvissuti adattandosi al nuovo ambiente, assumendo una colorazione biancastra e diventando ciechi a causa dell'assenza di luce nella rete fognaria. Si racconta anche che questi sopravvissuti, cresciuti a dismisura, abbiano preso ad attaccare gli operai che scendevano nei condotti per la regolare manutenzione.

Malgrado le numerose smentite che si sono susseguite nel tempo (nessun vero ritrovamento nelle fogne di New York, se non di un cucciolo vicino a un tombino nel febbraio 1935 da parte di alcuni ragazzi; episodio che può aver ispirato, in seguito, la leggenda), la storia degli alligatori nelle fogne è tuttora creduta vera da molti, ed è stata ambientata anche in alcune metropoli nostrane, quali Roma e Milano.

Strani eventi

Sempre alla seconda serie appartiene l'episodio Die Hand Die Verletzt (La pelle del diavolo) in cui un'evocazione satanica fatta per gioco sarebbe la causa della morte di un bambino e di una serie di avvenimenti "impossibili". Le attenzioni dei due agenti si concentrano su una setta di adoratori del diavolo. L'intenzione originale era produrre un episodio dove un apparente caso di satanismo si dimostrava essere un falso, ma era anche necessario lasciar spazio alla fantasia e al soprannaturale. Così i veri diavoli diventano gli amministratori della scuola. Viene pertanto offerto un approccio equilibrato alla questione - molto dibattuta negli Stati Uniti - della sindrome da falsi ricordi, essendo stati provati non veri i ricordi di abusi rituali su di un ragazzo, ma altre esperienze si dimostrano spaventosamente reali.
In una scena dello stesso episodio troviamo uno stupito Mulder che osserva scorrere l'acqua in un lavandino della locale scuola:

"Guarda l'acqua!", dice alla sua collega
"Che c'è che non va?", chiede Scully
"Scende verso lo scarico girando in senso antiorario", risponde Mulder 
"Secondo la legge di Coriolis nell'emisfero settentrionale dovrebbe girare in senso orario"
"Ma non è possibile!"
, afferma Scully
"C'è qualcosa di grosso qui", sentenzia Mulder, subito convintosi che una forza soprannaturale ha invaso la cittadina
"Qualcosa che rende possibile l'impossibile."

Secondo quanto riferito da Loren Coleman che cita il Webster's 3rd International Dictionary, la forza di Coriolis si rileva nel movimento verso destra dei venti nell'emisfero settentrionale e verso sinistra in quello meridionale. Guardando in basso dal Polo Nord, per esempio, questa regola può essere riscontrata come un movimento antiorario nei vortici in genere e nelle trombe d'aria. Mulder afferma che ciò è errato, ma in realtà è corretto. Ad essere errata è in questo caso la citazione. Il comportamento "inaspettato" dell'acqua nello scarico è ovviamente inteso come un presagio di forze demoniache al lavoro. Dopotutto, il movimento antiorario era associato anche con le danze in circolo delle fate e delle streghe.

Ma proprio sulla legge di Coriolis si è innescata una falsa credenza, che consiste nel ritenere che l'acqua discende per uno scarico sempre nello stesso senso, che varia solo a seconda dell'emisfero in cui ci si trova.

In realtà, considerando uno scarico di dimensioni normali, il test della tazza del cesso potrà avere successo solo apparentemente, in quanto la risposta del movimento dell'acqua risiede nella forma del manufatto. Ma se il vostro water fosse del diametro di alcune centinaia di chilometri, allora la forza di Coriolis riferita alla rotazione terrestre può facilmente influire sui movimenti casuali dell'acqua e indurre il recipiente a scaricare il proprio contenuto in un vortice antiorario. Se avete amici nell'emisfero meridionale con un water ugualmente grande, allora il loro si svuoterebbe con un vortice in senso opposto, ovvero orario.

Uccello di fuoco

Nell'episodio intitolato Tunguska gli agenti Mulder e Scully sono alle prese con una sostanza altamente tossica, di origine sconosciuta, fuoriuscita da un'antica roccia scoperta in Russia. Chiunque venga in contatto con tale fluido rischia di entrare in coma e di ammalarsi gravemente. Mulder è convinto che la sostanza provenga dallo spazio e, per questo, i due agenti si recano, in compagnia di Alex Krycek, in una lontanissima foresta vicino a Tunguska, in Siberia, dove scopriranno che il governo russo sta svolgendo degli esperimenti segreti su cavie umane utilizzando tale sostanza estratta dalla roccia,

Questa storia fa riferimento ad un evento realmente accaduto. Nella notte del 30 guigno 1908, in una zona disabitata nei pressi del fiume Podkamennaya Tunguska ("Pietrosa Tunguska"), nella Siberia centrale, un oggetto proveniente dallo spazio esplose in aria liberando un'energia pari a circa 30 megatoni di potenza, più di mille volte la bomba di Hiroshima. L'esplosione, avvenuta a più di 8 Km. dalla superficie, distrusse duemila chilometri quadrati di foresta, con una tale violenza da far vibrare i pennini dei sismografi a migliaia di chilometri di distanza. Il cataclisma liberò un vento infuocato che inaridì il terreno e sollevò colonne d'acqua e fiamme visibili fino a 400 Km distanza. L'energia scaturita illuminò a giorno, per ben due notti, gran parte dell'emisfero boreale, generando aurore di un colore rosso ardente che permisero ai londinesi di leggere senza l'utilizzo di candele. Le aurore boreali generate dall'esplosione vennero osservate con stupore anche in Germania, Austria, Belgio e Danimarca. La deflagrazione non formò alcun cratere. Diciannove anni più tardi una spedizione, effettuata al fine di studiare la causa dell'impatto, non trovò nessun meteorite sebbene, proveniendo dallo spazio siderale, "qualcosa", di circa 100 metri di diametro, aveva colpito come un maglio la foresta. Ancora oggi gli scienziati non sono d'accordo sulla natura del misterioso oggetto esploso precipitando dal cielo: probabilmente fu un frammento di cometa o un meteorite, oppure un piccolo asteroide esploso e dissoltosi tra i 5 e gli 8 Km di altezza dal suolo. Secondo alcuni studiosi si trattò di un buco nero in miniatura, forse non più grande di un granello di polvere, che, abbattendosi sulla Terra nei pressi di Tunguska, attraversò il pianeta e uscì nell'Atlantico settentrionale. Un buco nero si forma quando una data stella collassa e implode, producendo un campo gravitazionale così intenso che neppure la luce può sfuggire alla sua attrazione. Nell'attraversare l'orbita terrestre un piccolo buco nero, in teoria, potrebbe scatenare onde d'urto di tale potenza da devastare una foresta. Una teoria più suggestiva ritiene che il cataclisma sia stato provocato da una massa interstellare di antimateria precipitata sulla Terra. L'antimateria, in effetti, è speculare alla materia ordinaria, in quanto è costituita da particelle uguali ma di carica opposta a quelle della materia stessa. Quando una particella di antimateria incontra una particella corrispondente di materia avviene un processo di disintegrazione reciproca, in cui entrambe si annientano a vicenda (annichilazione) rilasciando in breve tempo un'enorme quantità d'energia. Questo fenomeno potrebbe, quindi, giustificare la tremenda esplosione verificatasi in Siberia. L'ipotesi più estrema, infine, avanzata nel 1946 dall'ingegnere sovietico Alexander Kazantsev, sostiene che fu un'astronave aliena a schiantarsi al suolo, provocando un'esplosione atomica.

Leonid Kulik, lo scienziato russo che per primo visitò il luogo dell'esposione, scoprì che gli abitanti del luogo evitavano la foresta distrutta, ritenendola maledetta. Essi sacrificavano intere mandrie di renne per placare il dio del fuoco Odgy, adirato per una colpa commessa dagli uomini. Gli osservatori e gli scienziati delle spedizioni che visitarono la foresta di Tunguska alcuni anni dopo l'esplosione riferirono che, nei mesi successivi all'impatto, si diffuse uno strano morbo, una specie di scabbia che non si era mai conosciuta prima della caduta del "fuoco". Un abitante del luogo, inoltre, raccontò che suo padre si recò, dopo lo scoppio, nella taiga abbattuta e vide un torrente che scaturiva dal terreno. Qualche giorno dopo morì tra dolori lancinanti, come se avesse "un fuoco dentro". I più anziani della tribù ne erano terribilmente spaventati: proibirono a tutti i tungusi di recarsi nella zona degli alberi abbattuti, sostenendo che il luogo era maledetto. Lo sciamano affermò che in quel posto Odgy, dio del tuono e del fuoco, era disceso in terra. Tutti coloro che si fossero recati lì sarebbero stati arsi da un "fuoco invisibile".

 

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