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Le origini
A parlare è Crizia, parente del filosofo Platone, il quale racconta che un secolo prima, nel 590 a.C., il legislatore Solone si era fermato nella capitale amministrativa dell'Egitto, Sais. Qui aveva cercato di impressionare i Sacerdoti di Iside illustrando le antiche tradizioni greche, ma uno di loro aveva sorriso, affermando che quello greco era un popolo fanciullo nei confronti di un altro su cui gli Egizi possedevano molta documentazione scritta. Secondo il sacerdote egiziano, una civiltà evoluta era esistita per secoli su "un'isola più grande della Libia e dell Asia messe insieme" l'isola era stata distrutta novemila anni prima da un immane cataclisma insieme a tutti i suoi abitanti. Le parole di Crizia sono riportate nei "Dialoghi" Timeo e Crizia, scritti da Platone attorno al 340 a.C.. Ecco come il filosofo greco descrive l'isola, sempre per bocca del sacerdote egiziano: "Dal mare, verso il mezzo dell'intera isola, c'era una pianura; la più bella e la più fertile di tutte le pianure, e rispetto al centro sorgeva una montagna non molto alta (...)." Da questo racconto si scopre, dunque, che in un'epoca antica esisteva nell'oceano, oltre l'attuale stretto di Gibilterra, davanti alle colonne d'Ercole, una grande isola chiamata Atlantide. Questa grande isola era solo il passaggio ad altre isole, che altro non erano se non il collegamento ad un vasto continente, tanto grande che al suo confronto il Mediterraneo appariva un porto dalla stretta entrata. Viene altresì riferito che la civiltà di Atlantide estendeva il suo dominio verso ovest, su altre isole dell'oceano, e verso est, sulle coste dell'Africa, fino all'Egitto, e sull'Europa, fino all'Italia. Secondo la narrazione gli Atlantidi tentarono di sottomettere anche i Greci, ma da questi vennero respinti. Ma in seguito assalitori e assaliti perirono in un'immane catastrofe: in un giorno e una notte, tra terremoti e diluvi, Atlantide venne inghiottita dall'oceano e scomparve per trasformarsi in mito e leggenda. Altre informazioni dettagliate sull'isola sono riportate da Platone nel Crizia, quasi interamente dedicato a descrivere geografia, urbanistica e politica dell'isola perduta, grande nazione marinara, favolosamente ricca e potente. La descrizione continua a lungo, inframmezzata da commenti sulla genealogia degli abitanti di Atlantide: ne emerge l'identikit di un territorio circondato su tre lati da montagne che lo proteggono dai venti freddi, e aperto a sud sul mare. La pianura è irrigata artificialmente da un complesso sistema di canali perpendicolari tra loro, che la dividono in seicento quadrati di terra chiamati klerossu in cui si trovano floridi insediamenti agricoli. La città principale, Atlantide, sorge sulla costa meridionale; è circondata da una cerchia di mura la cui circonferenza misura settantun chilometri; la città vera e propria, protetta da altre cerchie d'acqua e di terra, ha un diametro di circa cinque chilometri. Crizia descrive la fertilità delle sue terre popolate, tra l'altro, da elefanti giacché anche per quell' animale, il più grosso e il più vorace di tutti, c'era abbondante pastura Il possente impero di Atlantide, che si estende sulle isole vicine, è diviso in dieci stati confederati, ognuno dei quali è retto da un re; lo stato sovrano, quello che comprende la città di Atlantide, è suddiviso a sua volta in sessantamila distretti; ogni cinque o sei anni si svolge una sorta di pubblica assemblea con la partecipazione del popolo che giudica l'operato delle varie amministrazioni. Gli Atlantidei, non paghi di dominare sulle loro isole, fondano colonie ad ovest nella terraferma di fronte (l'America?), in Egitto, in Libia e in Etruria. Ma non riescono a sconfiggere l'impero di Atene, fondato nel 9600 a.C. dalla Dea Minerva e organizzato secondo gli stessi criteri che Platone aveva esposto nella sua opera La Repubblica. Dopo molti anni di guerra, un grande terremoto e un'inondazione devastano Atene, inghiottono il suo esercito e fanno sprofondare anche Atlantide nelle acque dell'oceano. Una giusta punizione, in quanto, con il trascorrere dei secoli, gli Atlantidei si erano corrotti: "Quando l'elemento divino, mescolato con la natura mortale, si estinse in loro, il carattere umano prevalse, allora degenerarono, e mentre a quelli che erano in grado di vedere apparvero turpi, agli occhi di quelli che sono inetti a scorgere qual genere di vita conferisca davvero la felicità, apparvero bellissimi, gonfi come erano di avidità e potenza. E Zeus, il dio degli dei, intuito che questa stirpe degenerava miserabilmente, volle impartir loro un castigo affinché diventassero più saggi. Convocò gli dei tutti, e,
convocatili, disse..." "Più tardi, avvenuti dei terremoti e dei cataclismi straordinari, tutta la vostra stirpe guerriera (cioè gli Ateniesi) sprofondò sotto terra, e similmente l'isola di Atlantide s'inabissò in mare e scomparve". Di quanto ha raccontato, afferma
Crizia, l'Egitto è l'unico paese che possiede molta documentazione scritta, perchè, contrariamente alle terre vicine, non fu coinvolto dalla catastrofe; e a questo proposito si scusa con i lettori per aver imposto nomi greci ai sovrani di
Atlantide. Nei loro annali, infatti, gli Egiziani avevano tradotti i nomi nella propria lingua, secondo il costume dell'epoca; successivamente Solone li aveva a sua volta reinterpretati in greco, e così glieli aveva riferiti."Quando dunque udrete dei nomi simili a quelli nostri, non meravigliatevene, giacché ne conoscete il motivo". Probabilmente il filosofo greco non immaginava che la sua breve narrazione (più o meno una decina delle nostre pagine) avrebbe fatto scorrere più inchiostro del suo intero corpus filosofico: circa venticinquemila opere dedicate a una civiltà che, forse, non è neppure esistita. Caso più unico che raro (altri antichi luoghi misteriosi, come il Triangolo delle Bermuda, sono stati scoperti e discussi solo in tempi recentissimi), il problema dell'esistenza o meno di Atlantide scatenò subito polemiche. A parte vari accenni a terre al di là delle colonne d'Ercole (per esempio la Cymmeria citata da Omero nell'Odissea), e l'accenno al popolo degli Atalanti, "che non mangiano alcun essere animato" e "non sognano mai" nelle Storie di Erodoto, il tema del Timeo e Crizia costituiva (almeno per quanto ne sappiamo noi) un'assoluta novità. Aristotele, discepolo di Platone, non diede molta importanza alla narrazione del suo Maestro, e questa non-opinione ebbe un peso determinante nel Medio Evo cristiano. Aristotele, infatti, era considerato un'autorità indiscussa, e ciò che lui aveva detto ("Ipse dixit"), e che non a caso concordava con la visione geocentrica dell'universo sostenuta dalla Chiesa, non poteva essere contestato. Per di più l'esistenza di un continente distrutto novemila anni prima non coincideva con la data della creazione del mondo secondo la Genesi, calcolata nel 3760 a.C. Ma, nel 1492, Cristoforo Colombo scoprì che, al di là dell'Atlantico, esisteva davvero una terra: e il filosofo inglese Francis Bacon suggerì che avrebbe potuto trattarsi del continente descritto nel Crizia. Molte opinioni cominciarono a modificarsi, tanto che nel XVI e XVII secolo Guillaume
Postel, John Dee, Sanson, Robert de Vangoudy e molti altri cartografi chiamarono le Americhe con il nome di
Atlantide. Nel Timeo e nel Crizia Platone basa la sua descrizione di Atlantide su quelli che, secondo lui, erano i documenti scritti conservati dai sacerdoti egizi di Sais, e i dipinti sulle colonne del tempio. Platone collocava l'Atlantide nell'Atlantico, e ne attribuisce la fondazione a Poseidone, il dio del mare. Nel descrivere i colori di quella terra, Platone, senza saperlo, cito' i colori predominanti delle pietre che ancora si vedono in un arcipelago atlantico, le Canarie. Per di piu', Quetzalcoatl, il grande civilizzatore dalla barba bianca che porto' la scrittura e altre arti nell'antico Messico, pare che venisse dalla terra nera e rossa. Platone fa cenno anche all'esistenza di dieci re (di Atlantide), che ne eleggevano uno per un certo periodo di tempo e si altrenavano al comando; una leggenda che ha l'uguale nei dieci re maya e nei dieci re delle isole Canarie. La prova forse piu' convincente dell'esistenza dell'Atlantide potrebbe essere il suo stesso nome. Questo in quanto si ritrova in molte razze antichissime delle coste atlantiche, che di solito condividono la tradizione di strutture ciclopiche, strumenti, invenzioni, conoscenze mediche, culti del sole, e tecniche della mummificazione e leggende e abitudini comuni, il nome di una terra scomparsa nell'oceano, o di un paradiso, o della terra dei morti, dal suono simile alle consonanti e alle vocali della parola Atlantide, o un nome nel quale compaiono le lettere A-T-L-N. L'Atlante è una catena di montagne nell'Africa nord occidentale, le cui cime continuano al largo sotto la superficie dell'oceano Atlantico per riemergere nelle isole Canarie. Nelle Canarie stesse, il nome si ripresenta per indicare il complesso di caverne megalitiche di Atalaya. Quando gli abitanti delle isole Canarie erano ancora in contatto con il mondo romano si diceva che essi fossero i superstiti di un continente perduto. Talune tribu' dell'Africa nord occidentale venivano chiamate Atarantes e Atlantioi, e scrittori delle epoche classiche spesso si riferiscono agli Spagnoli chiamandoli Atlanteani. Al di la' dell'oceano, nel Nuovo Mondo, troviamo che gli antichi Aztechi raccontarono ai conquistatori spagnoli come i loro antenati, il popolo di Az, provenissero da Aztlan, una terra inabissatesi all'est, e che il saggio Quetzalcoatl era arrivato anche lui da una terra nel mare chiamata Tollàn-Tlallapan. Un'altra coincidenza linguistica ci si presenta quando si considera la parola azteca per indicare l'acqua, atl, che ha lo stesso significato in berbero, la lingua degli abitanti non arabi delle montagne dell'Atlante nel Nord Africa. I Maya, anch'essi un popolo dell'America Centrale, conservarono questa tradizione di un dio canuto, chiamato Kukulkan, che avrebbe portato la civilta'. Ricordavano inoltre la terra di Aztlan, cosi' come la ricordavano gli indios "bianchi", il cui insediamento si chiamava Atlan, in memoria dell'isola scomparsa. In alcuni capitoli del Corano ci sono parti che contengono citazioni di antichi scrittori, e in cui si riconosce la prima sillaba del continente scomparso nel nome del popolo di Ad, una razza progredita che costrui' la Citta' delle Colonne, e che venne punita dal dio per la sua
malvagita', che sarebbe stata l'ultima delle generazioni prima di Noe', nel Diluvio Universale, il cui ricordo si ritrova tra quasi tutti i popoli del mondo. Ma, oltre al diluvio citato nel Vecchio Testamento, in esso non compaiono nomi che ci ricolleghino ad
Atlantide, a meno che il nome del primo uomo non possa rappresentare un nome collettivo per indicare la prima grande razza civilizzata, come il popolo di Ad, Ad-am.
Qualcuno comincia a rilevare alcune analogie tra la civiltà dell'antico Egitto e quelle dell'America Centrale: costruzioni piramidali, imbalsamazione, anno diviso in 365 giorni, leggende, affinità linguistiche. Atlantide sarebbe stata dunque una sorta di ponte naturale tra le due civiltà, esteso, probabilmente, tra le Azzorre e le Bahamas. "Nel trentaquattresimo anno, nel primo mese, nel quarto giorno, sorse un grande uragano, tal che non se ne era mai visto uno simile sulla terra; e vi fu pure una grande e orribile tempesta, e un orribile tuono che scosse la terra intera come se stesse per fendersi (...). E molte città grandi e importanti si inabissarono, altre furono in preda alle fiamme, parecchie furono scosse finché gli edifici crollarono, e gli abitanti furono uccisi e i luoghi ridotti in desolazione (...) Così la superficie di tutta la terra fu deformata, e scese una fitta oscurità su tutto il paese, e per l' oscurità non poterono accendere alcuna luce, né candele né fiaccole" I superstiti, il popolo di Nefi, si erano rifugiati in tempo "nel paese di Abbondanza", dove avevano costruito templi e città, tra cui quello di Palenque e una grande fortezza identificata succesivamente con Machu Picchu. Trentadue anni più tardi un eccentrico studioso francese, l' abate Charles-Etienne Brasseur, scoprì la "prova definitiva" del collegamento tra Mediterraneo, Atlantide e Centro America. Le sue teorie furono immediatamente screditate, ma ispirarono la prima opera veramente popolare sull'argomento: Atlantis, the Antediluvian World ("Atlantide, il mondo antidiluviano") dell'americano Ignatius Donnelly (1882). Secondo Donnelly, Atlantide era il biblico Paradiso Terrestre, e là si erano sviluppate le prime civiltà. I suoi abitanti si erano sparpagliati in America, Europa e Asia; i suoi re e le sue regine erano divenuti gli Dèi delle antiche religioni. Poi, circa tredicimila anni fa, l'intero continente era stato sommerso da un cataclisma di origine vulcanica. A sostegno della sua tesi, Donnelly adduceva le analogie culturali descritte sopra, e qualche prova geologica a dire il vero non troppo convincente. Dall'altra parte dell' oceano Augustus Le Plongeon, medico francese contemporaneo di Donnelly, che per primo aveva scavato tra le rovine Maya nello Yucatan, riprese indipendentemente la tematica di The Antediluvian World in Sacred Mysteries among the Mayas and Quiches 11,500 Years Ago; their Relation to the Sacred Mysteries of Egypt, Greece, Caldea and India ("Misteri sacri dei Maya e dei Quiché 11500 anni fa; loro relazione con i Misteri Sacri degli Egizi, dei Greci, dei Caldei e degli Indiani"). A parte la smisurata lunghezza del titolo, il suo libro ottenne un grande successo e contribuì in larga misura alla diffusione al rilancio del mito. I predatori della città perduta Gli studi pseudoscientifici pro e contro Atlantide cominciarono a succedersi a ritmo vertiginoso. La gran massa degli studiosi concordava nel situare Atlantide in mezzo all'Atlantico, come suggerisce la sua stessa denominazione, ma in Francia le cose andarono diversamente. Il botanico D. A. Godron fondò la "Scuola dell' Atlantide" in Africa nel 1868, collocando la città perduta nel deserto del Sahara. Godron e il suo seguace Berlioux si rifacevano all'opera Biblioteca Storica del greco Diodoro Siculo (90-20 a.C.), il quale aveva affermato che "un tempo, nelle parti occidentali della Libia, ai confini del mondo abitato, viveva una razza governata dalle donne (...) La regina di queste donne guerriere chiamate Amazzoni, Myrina, radunò un esercito di trentamila fanti e tremila cavalieri, penetrò nella terra degli Atlantoi e conquistò la città di Kerne". Niente, dunque, a che vedere con la tradizione platonica; tuttavia i francesi possedevano molte colonie in Nord Africa, e una possibile collocazione di Atlantide in quel territorio solleticava, evidentemente, il loro nazionalismo. Si spiegano così le numerose spedizioni susseguitesi alla ricerca della città perduta nel massiccio dell'Ahaggar. Altre Atlantidi sono state collocate in luoghi spesso ancor più fantasiosi: in Inghilterra al largo delle coste della Cornovaglia ove sarebbe sprofondata la mitica città di Lyonesse, in Brasile, Nord America, Ceylon, Mongolia, Sud Africa, Malta, Palestina, Prussia Orientale, Creta, Santorini. Quest'ultima collocazione, sostenuta dall'archeologo greco
Spiridon Marinatos, insieme con l'irlandese J. V. Luce, e descritta nel volume The End of
Atlantis: New light on an Old Legend ("La fine di Atlantide: nuova luce su
un'antica leggenda"), accontenta parecchi studiosi tradizionali. La civiltà
diAkrotiri, nell'isola greca di Santorini, fu effettivamente distrutta nel 1400 a.C. da un'eruzione vulcanica. Per un espediente narrativo, Platone l'avrebbe trasportata al di là delle colonne d'Ercole, l'avrebbe ingrandita a livello di continente e avrebbe ambientato l'episodio in un epoca assai precedente. Sempre a Cadice fu ambientata una singolare truffa. Nel 1973 la sensitiva Maxine Asher riuscì a convincere il rettorato dell'università di Pepperdine (California) a finanziare una spedizione sottomarina in Spagna, dove forti vibrazioni psichiche le avevano segnalato la presenza di una città sommersa. Parecchi studenti e professori sborsarono dai duemila ai duemilaquattrocento dollari, e la Asher partì effettivamente per Cadice, da dove diramò un falso comunicato stampa che confermava il ritrovamento. Ricercata dalle autorità spagnole - si era eclissata con il denaro raccolto - fu arrestata in Irlanda, mentre stava organizzando un'identica messinscena. L'Atlantide esoterica Verso la fine del secolo scorso, lo studioso inglese Philip L. Slater ipotizzò l'esistenza di un sub-continente sommerso, da lui battezzato Lemuria, che avrebbe potuto unire l'Africa all'Asia in un'epoca remotissima. Non c'è da stupirsi se, nel romantico clima ottocentesco, l'ipotesi dell' esistenza di un nuovo continente scomparso incontrò subito grande successo. Nel 1888 Helena Blavatsky, fondatrice di un gruppo esoterico chiamato "Società Teosofica", confermò entusiasticamente la teoria, che lei già conosceva per averla letta, assieme alla "vera" storia della fine di Atlantide, nelle misteriose "Stanze di Dzyan", un antico libro scritto in una lingua sconosciuta che racchiudeva la storia dimenticata dell'uomo. Secondo la Blavatsky, ad Atlantide e a Lemuria abitava la terza di sei razze che avrebbero popolato la terra in tempi remoti. I suoi rappresentanti erano poco meno che Dèi, dotati di straordinarie conoscenze esoteriche poi tramandate ad una ristrettissima cerchia di iniziati. La Teosofia popolarizzò così una nuova concezione di Atlantide: il continente rappresentò d'improvviso "l'inizio del sapere e della civiltà" (Gerardo D'Amato, 1924), addirittura la fonte primigenia della civilizzazione . Alcuni "Grandi iniziati" sopravvissuti alla sua distruzione, tra cui il Mago Merlino del mito arturiano, avrebbero trasmesso ai loro discendenti segrete conoscenze esoteriche. Come gli alieni per i fautori dell' "ipotesi extraterrestre" , essi sarebbero i responsabili di molte delle costruzioni, oggetti e fenomeni inesplicabili comparsi durante la Storia. Nel 1935 il medium americano Edgar Cayce affermò in stato di trance che Atlantide era stata distrutta a causa del cattivo uso di oscure forze da parte di malvagi sacerdoti e predisse che alcune parti del continente perduto sarebbero riemerse entro pochi anni a Bimini, al largo della costa della Florida. In effetti, proprio in questa località e proprio alla data prevista, nel 1969, l'archeologo subacqueo Manson Valentine rinvenne alcune costruzioni sommerse (le tracce di una larga strada e un tempio) la cui origine è tutt'ora in discussione. Secondo l'"ipotesi extraterrestre" i continenti di Atlantide e Mu sarebbero state basi di alieni distruttesi a causa di un cattivo uso dell'energia nucleare. Il cataclisma Ammessa (e non concessa) l'esistenza di Atlantide, quando potrebbe essere avvenuta la sua distruzione e cosa potrebbe averla determinata? Sul primo punto gli "Atlantidisti" sono abbastanza concordi: intorno a 10.000 anni fa, più o meno nel periodo descritto da Platone. Otto Muck, autore de I Segreti di Atlantide, ha ricostruito con complessi calcoli basati sul calendario Maya addirittura il giorno esatto della catastrofe: il 5 giugno dell 8498 a.C. Per quanto riguarda le cause, le ipotesi sono molteplici: dall'eruzione vulcanica, a una guerra nucleare, alla caduta di un asteroide o di una seconda luna che, in tempi remoti, avrebbe orbitato intorno al nostro pianeta. Un cataclisma di tale portata potrebbe arrecare conseguenze di vari ordini. La scomparsa di un continente modificherebbe innnanzitutto le correnti oceaniche, mutando in modo radicale le situazioni climatiche , creando nuove glaciazioni e nuove zone desertiche. L'onda d'urto e la susseguente marea distruggerebbero gran parte delle città portuali e molte città dell'interno. L'immensa e rapidissima compressione causata dall'impatto con un gigantesco asteroide provocherebbe una radioattività pari a quella di numerose bombe H. La polvere sollevata da una simile esplosione oscurerebbe il sole per anni, provocando ulteriori conseguenze sul clima e i raccolti. Se Atlantide fosse stata davvero la dominatrice di altre civiltà, inoltre, la sua scomparsa avrebbe suscitato lotte e sconvolgimenti. Insomma, se Atlantide fosse stata distrutta in un giorno e una notte, come Platone asserisce, la Terra avrebbe conosciuto necessariamente un'era di barbarie e una nuova civilizzazione non avrebbe potuto evolversi prima di cinque-seimila anni. Il tempo sufficiente per cancellare e trasformare in leggenda ogni traccia di un remoto passato. Interpretazioni scientifiche Presentiamo ora le due interpretazioni più plausibili sulla fine di Atlantide che riscuotono il maggior credito negli ambienti scientifici ufficiali: entrambe addebitano la scomparsa di Atlantide a un'eruzione vulcanica, un evento che può scatenare energie immense. Un mistero in fondo al mare Nel 1898, durante la posa della linea telegrafica transatlantica, uno dei cavi deposto a 2.800 metri di profondità su un fondale dell'Atlantico, chiamato "platea del Telegrafo", si spezzò. Le sue estremità furono fortunosamente recuperate dall'abisso con particolari attrezzature che, per caso, portarono in superficie anche un pezzo di roccia. Qualche anno più tardi,
Paul Tremier, direttore dell'Istituto Oceanografico di Francia, tenne a Parigi una conferenza che fece scalpore: quella roccia amorfa, dalla struttura non cristallina, era di chiara origine vulcanica ma aveva una particolarità: non si era solidificata in acque profonde bensì all'aria aperta; doveva provenire, cioè, da un vulcano con uno sbocco al di sopra del livello del mare. Essa, inoltre, aveva bordi taglienti, non ancora smussati dall'erosione marina: analizzandone il profilo, Tremier aveva stimato che non dovesse avere più di 15.000 anni. Ulteriori prelievi sottomarini confermarono che lo stesso tipo di roccia era presente in un area vastissima di quei fondali atlantici. Atlantide e Santorini Grande accoglienza ha avuto nel mondo scientifico la teoria che localizza Atlantide nel Mediterraneo occidentale, più precisamente nell'arcipelago delle Cicladi, in un area occupata oggi dall'isola di Santorini.
Che Santorini fosse tutto ciò che rimaneva di un'isola molto più vasta distrutta da una catastrofica esplosione
vulcanica era cosa nota da tempo: si sapeva che dall'antica Thera erano stati eruttati ben 18 chilometri cubi di magma e che, come è successo
in tempi recenti a Krakatoa, la sua esplosione non lasciò che uno spezzone di roccia annerita. Negli anni Settanta, però, il metodo del radiocarbonio ha permesso di datare, con un margine d'errore molto ridotto, un tronco rinvenuto sepolto nella cenere vulcanica: l'eruzione doveva essere avvenuta nell'anno 1456 a.C. Questa data collimava con quella espressa in un'ipotesi elaborata qualche anno prima da Angelos
Galanopulos: analizzando alcuni episodi riportati dalla Bibbia (i "tre giorni di buio", per esempio, i terremoti, o la divisione delle acque del Mar Rosso), il geologo greco era giunto alla conclusione che in quell'anno un'esplosione vulcanica doveva aver interessato tutto il Mediteranno orientale. Secondo
Galanopulos, infatti, nelle numerose trascrizioni del testo di Platone si era verificato un errore che aveva moltiplicato per dieci le cifre originariamente riportate: l'area di
Atlantide, quindi, finiva per identificarsi con quella di Thera e, leggendo 900 anni al posto di 9000 anni, anche il periodo della scomparsa di Atlantide finiva per coincidere con l'epoca dell'eruzione che aveva distrutto l'isola. A dare ulteriore autorevolezza a questa ipotesi, venne il ritrovamento, a
Santorini, di un misterioso affresco che giaceva sotto strati di cenere vulcanica: esso raffigura un'isola, verde di piante e di colture, ricca di animali, popolata da una civiltà ricca, con sfarzose città e un intenso traffico di navi, attraversata da corsi d'acqua concentrici. Una figura che ricorda molto la descrizione che Platone fa di
Atlantide: ordinata in cerchi concentrici nei quali si alternavano i canali del porto e le strade che costeggiano sontuosi palazzi, ricca di commerci, e fiorente per la natura amica. Dopo accurati studi, nel 1973 la geologa Dorothy Vitaliano sottolineò come la topografia di Atlantide descritta da Platone si adattasse perfettamente a quella che doveva essere la conformazione di
Thera: una caldera creatasi a seguito di un'eruzione vulcanica di molti secoli prima. Va da sé che i fautori del continente perduto nell'Atlantico contestano vivacemente l'identificazione di Atlantide con Thera. Le loro argomentazioni sono molte e, in qualche caso, convincenti. La principale è la localizzazione nel Mediterraneo del continente perduto, giustificata secondo il mondo accademico dal fatto che Platone poneva quella terra sotto la protezione di Poseidone ed Eracle , divinità associate all'Egeo. Tesi che non risulterebbe credibile, come inverosimile sarebbe la pretesa di ridurre a un decimo le cifre riportate da Platone per far coincidere la data della scomparsa di Atlantide con quella dell'eruzione di Thera. La stessa dinamica dell'eruzione di Thera, così come viene documentata dagli scavi archeologici, escluderebbe quella repentinità della catastrofe tramandataci da Platone: nelle case riportate alla luce a Santorini, ad esempio, non si sono trovati resti umani, nessun gioiello né altri oggetti di valore, come se gli abitanti avessero avuto tutto il tempo di raccogliere i loro beni prima di fuggire. Utensili e scorte di viveri sono stati invece rinvenuti negli scantinati di alcune case, forse messi lì per proteggerli dalle scosse: una circostanza che indicherebbe una certa dimestichezza degli abitanti di Thera coi terremoti. Molto probabilmente l'eruzione fu preceduta da un progressivo e lento bradisismo e da terremoti protrattisi per settimane, forse per mesi, che spinsero la popolazione ad abbandonare progressivamente l'isola. Dopo questa prima fase, la crisi vulcanica deve essersi acquietata: questo deve aver attirato nuovamente sull'isola la popolazione che riparò i danni e riprese la vita di sempre. Le testimonianze di questo ritorno sono ancora visibili negli scavi di Arkotiri, nella parte meridionale di Santorini: una via riaperta, macerie raccolte in ordinati cumuli, la cornice di una finestra ingrandita per farne una porta, un focolare improvvisato in una casa, la vasca per le abluzioni trascinata sin sul tetto, forse per raccogliere l'acqua piovana. L'opera di ricostruzione, però, dovette interrompersi a seguito della ripresa dell'attività vulcanica: verosimilmente, la popolazione abbandonò Thera per sempre e, probabilmente, raggiunse Creta. Dapprima l'eruzione produsse una pioggia di pomici, poi piovvero massi più rossi e infine la caratteristica pomice rosa che ha reso celebre Thera. Quindi il vulcano esplose: un getto di materiali compressi e di gas surriscaldati raggiunse la stratosfera, lanciato verso l'alto a una velocità superiore ai 2.000 chilometri orari: i boati furono certamente uditi in un'area che va dall'Africa centrale alla Scandinavia, dal Golfo Persico a Gibilterra. In un raggio di centinaia di chilometri, le ceneri in sospensione trasformarono il giorno nella notte più cupa, e probabilmente alterarono albe, tramonti e condizioni meteorologiche in ogni parte del mondo. La violenta espulsione di un'immensa quantità di magma aveva svuotato il gigantesco bacino magmatico sottostante l'isola, provocando il crollo dell'edificio vulcanico; miliardi di metri cubi d'acqua marina si precipitarono nell'abisso incandescente: la repentina vaporizzazione dell'acqua deve aver scatenato una serie di esplosioni titaniche che hanno scardinato ciò che restava dell'isola, sollevando immense ondate, montagne d'acqua alte probabilmente più di 60 metri, che attraversando tutto il Mediterraneo andarono a schiantarsi sulle coste di Creta, o sulle spiagge dell'Egitto, ancora più distanti... Fu questa la fine di
Atlantide? A parte alcune intuizioni del racconto di Platone (per esempio quella di un vero continente al di là dell'oceano) rivelatesi poi veritiere, quali fatti concreti supportano l'esistenza storica di Atlantide? Le uniche prove a favore su cui possiamo basarci sono di carattere puramente indiziario. Esistono, per esempio, manufatti non inquadrabili in modo canonico come prodotti di civiltà note. C'è, soprattutto, una vasta tradizione a proposito di una grande catastrofe avvenuta in tempi remoti; lo spaventoso diluvio universale da cui solo pochi eletti si salvarono per volere divino. Se le prove pro-Atlantide sono poco convincenti, altrettanto lo sono quelle contro. A ogni ipotesi scientifica atta a dimostrare la possibile realtà della tradizione platonica ne corrisponde un'altra che dimostra esattamente il contrario; a meno di non esser un esperto in tutti i campi dello scibile, è impossibile per un profano stabilire chi ha ragione. Cronologia Atlantidea
"Dai lineamenti dei volti dei giganti giunge ai nostri occhi e al nostro cuore un'espressione di sovrana bontà e di sovrana saggezza; un'armonia di tutto l'essere spira dal colosso, le cui mani ed il cui corpo, nobilmente stilizzati, posano in un equilibrio che ha un valore morale"
(Anthony Bellamy, Moons, Myths and Man, 1931). Un primo, grande cataclisma, forse scatenato dallo sconsiderato uso dei poteri occulti, colpisce Atlantide; la "Città dalle porte d'Oro" viene distrutta, l' Imperatore Nero e la sua dinastia periscono. L'attuale continente americano si separa dal resto dell'Atlantide; la Gran Bretagna si unisce in una grande isola con la Scandinavia e la Francia Settentrionale. L'avvertimento viene preso a cuore, e per un lungo periodo la stregoneria è meno diffusa. 150.000 anni fa: seconda distruzione di Atlantide (Dottrina del Ghiaccio Cosmico). Anche per la "Dottrina del Ghiaccio Cosmico" è tempo di grandi catastrofi; la terza Luna si abbatte sulla Terra causando la sua distruzione di Atlantide, "e gli uomini primitivi la identificano con il Diavolo". Le acque "si abbassano bruscamente per il calo della forza di gravità" (?) e le grandi città Atlantidee rimangono isolate sulle vette di inaccessibili montagne. I giganti che governavano da milioni di anni perdono il loro popolo: gli uomini ritornano allo stato primitivo. (A. Bellamy, Op. Cit. ). Tra 150.000 e 75.000 anni fa: civiltà corrotta (Teosofia). Sull'Isola di Ruta, ad Atlantide, viene ricostruita la "Città delle Porte d'oro"; vi prospera una civiltà potente ma troppo sontuosa. Gli imperatori si abbandonano alle pratiche di magia nera, e solo una piccola minoranza di Maghi bianchi cerca di tenere a freno i malvagi occultisti. Lo stregone Oduarpa, associato al "Culto di Pan", fonda "La Grotta Nera" in opposizione alla "Grotta Bianca" iniziatica; orribili esperimenti di biogenetica creano un esercito di mostri, ibridi a metà tra l'uomo e gli animali. Ma, nelle profondità dell'Himalaya, i saggi di Agharti vigilano... 75.025 a.C.: terza distruzione di Atlantide (Teosofia). Il "Re del Mondo" Vaivaswata muove contro gli Atlantidei corrotti con un grande esercito, a bordo delle astronavi chiamate Vimana; i mostri di Pan e Oduarpa vengono sconfitti; le potentissime armi del "Re Del Mondo" distruggono quasi totalmente il continente corrotto. Daitiya è completamente sommersa; di Ruta si salva solo una piccola parte, Poseidonia, ovvero l'Atlantide descritta da Platone. Non è escluso che queste antichissime guerre celesti siano in qualche modo legate a quanto accadde (accadrà?) intorno al 2000 a.C. a Mohenjo-Daro. 10.000 a.C.: la distruzione finale (Ipotesi Extraterrestre). Gli spaziali giunti dal pianeta Suerta, atterrati in tempi remoti in qualche angolo del Brasile e considerati divinità dalla tribù degli Ugha-Mongulala, decidono nell anno 10.048 a.C. di abbandonare la Terra. "Stava per incominciare un'epoca terribile, dopo che le splendenti navi dorate dei primi signori si furono spente nel cielo, come stelle..." . E, in effetti, qualcosa di terribile accade davvero: "Che cosa avvenne sulla Terra? Chi la fece tremare tutta? Chi fece danzare le stelle? Chi fece scaturire l'acqua dalle rocce? Il freddo era atroce, e un vento gelido spazzava la Terra. Scoppiò una calura terribile, e al suo alito gli uomini bruciavono. E uomini e animali fuggivano, in preda al panico. Tentavano di arrampicarsi sugli alberi, e gli alberi li scaraventavano lontano. Quello che era in basso si capovolse e si ritrovò in alto. Quello che era in alto precipitò sprofondando negli abissi..." . (Karl Brugger, Akakor, 1976). L'immensa quantità di ghiaccio accumulatasi sull'Artide durante l'ultima glaciazione scivola nell'Oceano scatenando un maremoto gigantesco, divenuto nella tradizione il Diluvio Universale. La tecnologia dei Nefilim (un altra stirpe di spaziali che si è insediata in Mesopotamia) ha previsto la catastrofe; l'ordine è di abbandonare la Terra e i suoi abitanti al loro destino. Ma, contravvenendo alle disposizioni, i Nefilim ospitano alcuni esemplari dei terrestri della stirpe di Ziusudra (Noè) nelle loro arche. Questi ultimi ripopoleranno il pianeta. Conclusa la missione, i Nefilim lasciano la Terra (Zakarias Setchin, The 12th Planet) La trappola sistemata da un gruppo di spaziali inseguiti da un'armata nemica finalmente scatta: i cattivi distruggono il "Quinto pianeta" (un corpo celeste in orbita tra Marte e Giove) che si disintegra formando la cintura degli asteroidi, poi ritornano alla loro galassia. La distruzione del quinto pianeta crea notevoli scompensi gravitazionali in tutto il sistema solare. L'asse terrestre si sposta di alcuni gradi, provocando lo scioglimento dei ghiacci polari e l' inondazione nota come Diluvio Universale. Gli spaziali esiliati sulla terra si salvano nelle loro gallerie; quando ne escono vengono considerati Dèi dagli sparuti gruppi di superstiti. Operazioni di biogenetica compiute sui terrestri affrettano la loro evoluzione (è la Genesi biblica). Ma "gli Dèi erano irascibili e impazienti; erano rapidi a punire e a spazzar via i ribelli o coloro che non si adattavano alle loro leggi biologiche", cosicché gli uomini cominciarono a temerli e a costruire, con titanici sforzi, rifugi per evitare la loro ira ( le opere fortificate la cui funzione non è ancora stata identificata dagli archeologi) (Erich Von Daeniken, Opere varie). (Platone, Teosofia). Poseidonia, l'Atlantide descritta da Platone - ultimo relitto del gigantesco impero teosofico - è ormai completamente corrotta. In un giorno e una notte, nell'anno 9564 a.C. gli Dèi la sprofondano nell'Oceano con tutti i suoi abitanti. La catastrofe si ripercuote a livello mondiale; le opere edificate dai Greci - dominatori del Mediterraneo grazie alla recente vittoria - sono completamente spazzate via dagli elementi; il Mare del Gobi si solleva e diventa l'attuale deserto; uguale sorte tocca alla pianura del Sahara. (Otto Muck). Un gigantesco meteorite proveniente dalla Zona degli Asteroidi si abbatte nell'Atlantico, generando una mostruosa onda di marea che distrugge la civiltà di
Atlantide. È il 5 giugno del 8498 a.C. (Otto Muck, I Segreti di Atlantide, 1976).
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