una stagione troppo breve
una messe incompiuta
una parola di troppo
un gesto disarticolato
e tutto all'improvviso vacilla
dirotta imprevedibile
tutto brucia impercettibile
fino alla cenere
dell'ultima spiga
un giorno
all'improvviso quando
partirai la pioggia cancellerà
il più piccolo dei tuoi tratti
la più piccola traccia di ciò che sei stato
e più nessuno potrà
distinguere dio dalla sua immagine
abito nell'incerto di forme vaghe
vivo l'usura interna degli oggetti
abbandonati invento il contrario del previsto
per scongiurare la sorte che accorcia
la mia ombra onnipresente
ad ogni passo
perduto
isolotti perduti
relitti dimenticati
brulotti sparsi
al margine dei miei controsensi
avanzi d'identità svenduti
su una pagina che
dovrebbe
restare vergine per
essere credibile
sul filo di questo viaggio senza tappe
io sono il ricordo
che non ti sarà mai servito
il vino che macchia senza
essere stato versato
la mano tesa in un vortice
di gesti perduti
quando affoghi
passo senza vederti
nell'ambiguità dell'ultimo gesto
quando dio tace
tutto diventa possibile
ritroviamo
quello che ci era dovuto
l'eternità di ieri
ritorna alla portata di tutti
ho come amico il vento
che l'albero
casualmente scortica
ho come amica l'estate
che brucia senza
fiato le tappe verso
il nulla
ho come amico
l'insetto rassegnato che vive
in solitudine e in silenzio
ho come amico uno sconosciuto
che ogni giorno ruba il mio riflesso
in questo specchio
che non è più mio
(da molto tempo)
quando la stagione declina
schiacciata
tra ciò che fu
e non diverrà mai
tacere
tra due fruscii
dell'erba che l'estate inaridisce
per capirti meglio
dimenticarmi
con passo felpato una dopo l'altra
le stagioni ricche sono passate
le stagioni povere sono seguite
il tempo consuma ciò che ci resta
e ciò che ci era stato promesso
l'oblio si è imposto inatteso
all'epicentro della nostra memoria
nella penombra che ci circonda
l'ultima lucciola
all'improvviso ha cessato di brillare
dopo l'esodo
un vento fuggiasco
che agita le felci
un gruppo di alberi dispersi
in uno spazio che
non è più il loro
un uccello dimenticato
che
privato delle ali resterà
solo
con la sua fame
di libertà
guardarsi a lungo
e poi all'improvviso
in un giorno di nebbia
non riconoscersi più
quando tutto sfuma
attorno a noi
credo
al dubbio di esistere
non ho chiesto nulla
ho ricevuto tutto
senza saperlo
ho voluto tutto
al prezzo di niente
potrò morire soltanto
tra ciò che ho dimenticato
e ciò che non ha
mai potuto esistere
è una foglia morta che
all'improvviso annuncerà l’autunno
è un frutto proibito
che inventerà
la fragile favola di cui
siamo prigionieri
è un passo perduto
che traccerà per terra
l'itinerario del viaggio
che non approda a nulla
senza uccelli il cielo non ha più profondità
senza mare l'isola è soltanto orfana
senza sole il girasole non è che un inganno
senza caldo torrido la sete è solo finzione crudele
senza alberi il vento è ancora necessario ?
senza solitudine come fare a giustificarsi ?
il fine inconfessato
di questo viaggio sembra raggiunto
sarà dunque stata
solo una ricerca inutile
di silenzi con i quali
si riveste la menzogna quotidiana
di viltà
che alimentano le nostre audaci
finzioni fugaci
di residui quasi nulli
che fanno di noi un tutto
informe e
stranamente vitale
traduzioni
di Giuseppe Guidolin
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